Divieto auto a combustione: ora è scontro tra Consiglio e Parlamento europeo

Roberta Metsola è presidente del Parlamento europeo da gennaio 2022
Roberta Metsola è presidente del Parlamento europeo da gennaio 2022 Diritti d'autore European Union, 2023.
Di Vincenzo Genovese
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La presidente dell'Eurocamera Roberta Metsola esprimerà in una lettera il suo disappunto per il dietro-front degli Stati membri su un regolamento concordato in precedenza. La Germania continua a chiedere un'eccezione per i carburanti sostenibili, l'Italia appoggia il blocco della legislazione

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Scende in campo anche la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola nel controverso dibattito sul divieto di vendita per le auto con motore a combustione dopo il 2035, che oltre a creare divisioni fra i governi dell'Unione europea sembra ora trasformarsi in uno scontro fra le sue istituzioni

Tanto che la presidente del Parlamento comunitario Roberta Metsola esprimerà il suo disappunto al Consiglio dell'Ue, l'organo che riunisce i rappresentanti dei 27 Stati membri, il suo disappunto per quello che è considerato un inaccettabile dietro-front.

Marcia indietro sul divieto

Dopo aver concordato una posizione comune a giugno sul divieto, infatti, alcuni Stati membri stanno mantenendo in stallo l'accordo raggiunto tra Consiglio e Parlamento nei cosiddeti "triloghi" istituzionali e definitivamente approvato dall'Eurocamera a febbraio.

La Germania in primis, che chiede alla Commissione europea di inserire un'esenzione per i carburanti sintetici, realizzati unendo CO2 e idrogeno ottenuto da fonti rinnovabili. A spingere per questa soluzione è soprattutto il partito liberale (Fdp) della coalizione di governo di Olaf Scholz, che espirme il ministro ai Trasporti Volker Wissing.

Wissing chiede alla Commissione un impegno concreto nell'inserire l'esenzione, e non solo una "vaga dichiarazione d'intenti" per permettere l'utilizzo dei carburanti sintetici.

Socialisti e verdi, gli altri membri dell'esecutivo di Berlino, sembrano più morbidi nel linguaggio, ma spingono anch'essi per una "soluzione negoziale", come ha fatto capire la minsitra per l'Ambiente, la socialista Steffi Lemke, intervenuta alla riunione dei suoi omologhi a Bruxelles.  

"Il Fdp in Germania ha sollevato preoccupazioni su questo risultato, che devono essere dissipate".
Steffi Lemke
Ministra dell'Ambiente della Germania

"Il risultato del trilogo avrebbe dovuto essere solo approvato formalmente. Ma il Fdp in Germania ha sollevato preoccupazioni su questo risultato, che devono essere dissipate. Abbiamo ancora tempo, ma non molto. I negoziati devono essere conclusi presto, in modo da uscire da questo stallo".

Altri Paesi si sono uniti al "blocco" intentato da Berlino: Italia, Polonia, Romania, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, alcuni dei quali in passato avevano tentato di spostare la deadline per la vendita di auto a combustione al 2040. 

Un gruppo così nutrito di Stati rende impossibile raggiungere la maggioranza qualificata necessaria per approvare definitivamente il regolamento (il 55% dei Paesi dell'Ue con il 65% della popolazione) e vietare di fatto la vendita di auto alimentate a combustibili fossili dal 2035.

Parlamento all'attacco

Il gruppo Renew Europe ha chiesto allora alla presidente Metsola di intervenire, spalleggato dai Socialisti e democratici e dai Verdi/Alleanza libera per l'Europa. I popolari si sono opposti, mentre i gruppi della destra e della sinistra radicale non hanno partecipato alla discussione, tenutasi nella conferenza dei presidenti dei gruppi (CoP).

La lamentela riguarderà non il merito ma il metodo dell'orientamento del Consiglio: secondo l'Eurocamera un approccio di questo tipo, in cui i regolamenti concordati reciprocamente vengono fermati prima dell'approvazione formale, metterebbe a rischio la cooperazione fra le istituzioni che permette alla legislazione comunitaria di avanzare.

"È una questione di principio: il Consiglio ha creato questo questo caos e il Consiglio deve risolverlo. È un problema che riguarda la credibilità dell'Ue in generale", ha scritto in una nota Stéphane Séjourné, il presidente del gruppo Renew Europe al Parlamento europeo.

La lettera della presidente Metsola sarà probabilmente pronta la prossima settimana, mentre non è ancora chiaro se, quando e come la Commissione europea soddisferà le richieste della Germania.

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