L'assistente parlamentare Jeanne Ponté propone la creazione di uno spazio dove le vittime possano esprimersi
Ha 27 anni e da tre raccoglie in un quadernetto tutti gli episodi di sessismo o di molestie sessuali che le vengono riferite al parlamento europeo. Jeanne Ponté è l’assistente dell’eurodeputato Édouard Martin, che l’ha incoraggiata dopo aver saputo di un episodio che la riguardava: “È tornata in ufficio – ricorda Martin – e ho visto che era pallida e molto arrabbiata, e allora le ho chiesto che cosa fosse successo. Mi ha raccontato di essere stata spinta contro il muro da un deputato, che l’aveva presa per i fianchi, dicendole che era carina. Voleva sapere come si chiamasse, chi fosse, e invitarla fuori a bere. E a quel punto mi ha rivelato che non era la prima volta che accadeva”.
A oggi, Jeanne ha raccolto un’ottantina di testimonianze, che vanno da semplici commenti sessisti a vere e proprie molestie. Un lavoro che ha cominciato ben prima che il caso Weinstein mettesse in luce l’importanza di dare voce alle vittime. “Dobbiamo capire – spiega – che alcune di queste donne che si trovano a subire molestie sessuali o violenze sessuali, sono in una situazione di lavoro precaria. Non è facile alzarsi e dire: bisogna parlare. Dobbiamo creare uno spazio protetto perché queste donne o questi uomini possano esprimersi”.
In una risoluzione approvata a larghissima maggioranza, gli eurodeputati condannano fermamente qualsiasi forma di violenza sessuale e chiedono al Parlamento di esaminare con urgenza le recenti accuse di molestie e abusi e di istituire fra l’altro una task force di esperti indipendenti.
#Molestie e abusi sessuali al #PE: tolleranza zero! Leggi l’articolo completo QUI → https://t.co/OGYaCIih8Ypic.twitter.com/MLoZtSqHmJ
— PE Italia (@PE_Italia) 26 ottobre 2017