Negli ultimi anni le più grandi aziende e associazioni di categoria del mondo, appartenenti ai settori delle grandi tecnologie, delle banche, dell'energia e della chimica e dell'agroalimentare, hanno aumentato in modo significativo i loro budget per l'attività di lobbying a Bruxelles
Secondo una nuova analisi le 162 maggiori aziende e associazioni di categoria hanno speso collettivamente 343 milioni di euro per esercitare pressioni su legislatori e funzionari dell'Unione europea nell'ultimo anno.
Tra il febbraio 2024 e il febbraio 2025, le spese annuali per le attività di lobbying sono aumentate del 13 per cento e di quasi un terzo dal 2020, secondo un rapporto dei gruppi no-profit Corporate europe observatory (Ceo) e LobbyControl.
Tuttavia, queste stime rimangono prudenti, poiché solo le entità che spendono più di un milione di euro sono tenute a rivelare i loro bilanci di lobbying nel registro di trasparenza dell'Ue.
Tra le aziende e le associazioni che hanno dichiarato di più ci sono i grandi player tecnologici come Meta e Microsoft, con budget rispettivamente di 9 e 7 milioni di euro, nonché la Federazione bancaria europea, l'azienda energetica Shell, FuelsEurope, Bayer, Novartis, BusinessEurope e la Federazione europea delle industrie e delle associazioni farmaceutiche (Efpia).
L'aumento dei budget destinati alle lobby sembra poi destinato a continuare, con la legge sull'intelligenza artificiale entrata in vigore l'anno scorso e la Commissione europea che prevede di introdurre il Clean industrial deal, un piano d'azione per l'energia a prezzi accessibili, una legge sui medicinali essenziali e un'Unione del risparmio e degli investimenti nel 2025, oltre a un'incessante opera di riduzione della burocrazia.
"Da anni assistiamo a una tendenza all'aumento delle lobby delle grandi tecnologie, ma l'aumento della spesa da parte di industrie inquinanti come quelle energetiche e agrochimiche negli ultimi cinque anni (rispettivamente 44 per cento e 31 per cento) riflette chiaramente l'intensa attività di lobbying intorno al Green deal", ha dichiarato a Euronews Vicky Cann di Ceo.
"Con la Commissione che si appresta a presentare un Clean industrial deal favorevole alle imprese nel corso di questa settimana, insieme a una massiccia spinta alla deregolamentazione in nome della 'competitività', è molto preoccupante che questo lobbismo industriale sembri dare i suoi frutti", ha aggiunto Cann.
Sia LobbyControl che Ceo esortano le istituzioni dell'Unione a ripensare le norme sul lobbismo e a rafforzare le salvaguardie contro la "cattura del regolatore" - il fenomeno che si verifica quando un'agenzia di regolamentazione agisce in favore degli interessi di terzi e non dei cittadini -, compreso il Registro per la trasparenza dell'Ue, che fornisce informazioni utili ai cittadini per tracciare le attività di lobbying.
"Un registro delle lobby giuridicamente vincolante è l'unico modo per imporre sanzioni significative per la pubblicazione di dati inesatti e, a sua volta, migliorare la qualità complessiva del registro delle lobby dell'Ue", hanno dichiarato lunedì i gruppi di difesa, mentre la piattaforma dovrà essere rivista entro luglio 2025.
L'analisi esamina anche il numero di incontri tra lobbisti e funzionari dell'Ue e il numero di badge che consentono loro di accedere al Parlamento europeo.
Il Consiglio europeo dell'industria chimica, BusinessEurope e Insurance Europe detengono il maggior numero di pass parlamentari, rispettivamente 323, 295 e 268, superando collettivamente il numero di eurodeputati presenti in Parlamento.
BusinessEurope è in cima alla classifica anche per il numero di incontri dichiarati con i funzionari europei, avendo registrato 467 incontri dal 2014, seguita da Google (381), Airbus (318), l'Associazione europea dei costruttori di automobili (241) e Meta (235).
I risultati evidenziano la necessità che l'Ue estenda le restrizioni esistenti in materia di lobbying - attualmente applicate all'industria del tabacco - ad altre aree politiche critiche, come la regolamentazione del clima e dell'ambiente, sostengono i gruppi di difesa.
"Come primo passo, la Commissione dovrebbe smettere di concedere un accesso privilegiato ai lobbisti dell'industria e garantire che le voci della società civile e delle comunità siano ascoltate in modo forte e chiaro", sottolineano i guardiani della trasparenza.
Il mese scorso la Commissione ha introdotto un'importante modifica alla trasparenza del lobbismo pubblicando i verbali degli incontri tra lobbisti e alti funzionari, estendendo l'obbligo di divulgazione da quattrocento funzionari di alto livello a circa 1.500.
La mossa ha suscitato reazioni contrastanti, ma l'impatto reale dipenderà dalla quantità di informazioni effettivamente divulgate.