Holy Spider: a Cannes, la vera storia di un serial killer iraniano

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Di Frédéric Ponsard
I protagonisti e il regista di Holy Spider
I protagonisti e il regista di Holy Spider   -  Diritti d'autore  Petros Giannakouris/Copyright 2022 The Associated Press. All rights reserved

Nel denso cartellone di quest'anno a Cannes, una bella accoglienza l'ha ricevuta Holy Spider, thriller storico ambientato tra le pieghe più impenetrabili, almeno ad occhi occidentali, della società iraniana. 

Diretta dal regista danese di origine iraniana Ali Abbasi, la pellicola è ispirata alla vera storia di Saeed Hanane, un serial killer che voleva sradicare il vizio dalla città santa di Mashhad uccidendone le prostitute: un'opera che, secondo lo stesso Abbasi, offre la rara occasione di scandagliare - con una lente politica e sociologica - una società che tende spesso all'autocensura oltre che alla censura.

"Non credo che questo sia un film propriamente iraniano perché io vivo in Danimarca, uno dei protagonisti in Francia, un e un altro viene dalla Turchia ed abbiamo girato in Giordania" racconta il regista a Euronews. "Credo che ciò che lo rende davvero speciale sia il nostro trattamento della storia. In un certo senso è un film più iraniano di molti film iraniani, perché direi che riflette maggiormente la realtà di ciò che accade nella società iraniana rispetto alla maggior parte dei film che provengono dall'Iran".

Protagonista della pellicola è una giornalista che, per smascherare l'assassino, dovrà scontrarsi col lassismo della polizia e del sistema giudiziario: in una pellicola in cui ogni ogni dialogo e ogni dettaglio sono pensati per restituire un'immagine dell'inconscio collettivo iraniano, e di quella che proprio l'attrice protagonista Zahra Amir Ebrahimine definisce la "secolare misoginia".

"La società iraniana cambierà grazie alle donne, e questo è il motivo per cui il governo e gli uomini hanno sempre più paura delle donne. Si parla tanto di donne in una società misogina, patriarcale, e tutto ciò è dovuto al fatto che si ha una vera e propria paura delle donne. E, per me, in questo ruolo, questa giornalista è rappresentativa di tutte queste donne".

In tutto questo, secondo il regista Ali Abbasi, Mashhad emerge nel film con un improbabile incontro tra il Vaticano e Las Vegas: una città che è al contempo pia e piena di vizi.