Le esportazioni totali della Cina sono aumentate meno del previsto rispetto all'anno precedente, mentre l'export verso gli Stati Uniti ha subito un forte calo
Le esportazioni cinesi sono aumentate del 4,8 per cento a maggio rispetto allo stesso mese del 2024, secondo i dati diffusi lunedì dalle dogane cinesi, ma il rallentamento rispetto ad aprile e il crollo del 10 per cento delle spedizioni verso gli Stati Uniti pongono interrogativi sulla tenuta commerciale di Pechino nel medio termine.
Il dato arriva a poche ore dall’apertura di un nuovo round di colloqui commerciali tra Cina e Stati Uniti, previsto per lunedì a Londra. Al centro, una tregua fragile fatta di dazi sospesi per 90 giorni, pressioni sui semiconduttori, sulle terre rare e tensioni crescenti anche sul fronte accademico e tecnologico.
Surplus record, ma importazioni in calo
Nonostante il dato positivo sull’export, le importazioni sono calate del 3,4 per cento, segnalando un raffreddamento della domanda interna. Il risultato è un surplus commerciale imponente: 103,2 miliardi di dollari, secondo solo ai picchi pandemici.
Nel dettaglio, a maggio la Cina ha esportato 28,8 miliardi di dollari verso gli Usa, mentre ha importato beni americani per 10,8 miliardi, in calo del 7,4 per cento. Le vendite verso il Sud-Est asiatico (+14,8 per cento) e l’Unione europea (+12 per cento) hanno sostenuto la performance generale.
Secondo Lynne Song di ING Economics, “l’accelerazione verso altre economie ha aiutato le esportazioni cinesi a restare vivaci nonostante la guerra commerciale con gli Stati Uniti”.
Deflazione e rallentamento interno
Il quadro macroeconomico però resta fragile: i prezzi al consumo sono scesi dello 0,1 per cento su base annua, segnalando deflazione e una domanda interna ancora debole. Ancora peggio i prezzi alla produzione, in calo del 3,3 per cento, peggior dato da quasi due anni.
Gli economisti attribuiscono parte del fenomeno al calo dei prezzi alimentari, ma anche alla debolezza strutturale della domanda nei mercati interni, un segnale preoccupante per la seconda economia mondiale.
Prospettive: una tregua instabile
Secondo Zichun Huang di Capital Economics, la sospensione dei dazi “potrebbe offrire un rimbalzo a giugno”, ma nel lungo termine le prospettive restano deboli: “Le tariffe resteranno elevate e i produttori cinesi faticano a guadagnare quote di mercato. Ci aspettiamo un rallentamento della crescita delle esportazioni entro fine anno”.
Il presidente Donald Trump e il leader cinese Xi Jinping si sono sentiti la scorsa settimana in una telefonata definita “franca” ma senza aperture significative. Il nuovo confronto a Londra potrebbe segnare una fase cruciale in un rapporto che resta segnato da rivalità, diffidenza e interdipendenza economica.