Il salario minimo è aumentato in vari Paesi dell'Ue: è sufficiente con un'inflazione così alta?

In collaborazione con The European Commission
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Di Fanny Gauret
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Una nuova direttiva europea propone agli Stati membri di utilizzare il 60% del salario mediano o il 50% del salario medio come parametro di riferimento per stabilire un salario minimo più equilibrato

Il salario minimo è recentemente aumentato in tutta Europa. In Lettonia questo aumento raggiungerà il 24% nel 2023, il più alto dell'Unione europea. Ma è sufficiente per far fronte all'aumento del costo della vita? Per combattere la povertà, una nuova direttiva europea impone ai Paesi membri di garantire un salario minimo adeguato. L'inviata di Euronews Fanny Gauret è andata a Riga per vedere com'è la situazione nel Pase.

In Lettonia il salario minimo è aumentato da 500€ a 620€ al mese nel 2023. Ma con un'inflazione stimata al 20% l'anno scorso nei Paesi baltici, Vizbulite, che lavora come postina, non avverte la differenza. "Non sento affatto l'aumento del mio stipendio - dice Vizbulite -. I prezzi sono aumentati molto per tutto, anche per il cibo. Dato che sto con mio marito, per ora riusciamo a pagare le bollette, ma è difficile. Se fossi sola non riuscirei a sopravvivere".

Dopo discussioni tra sindacati, datori di lavoro e governo, non è stato raggiunto un compromesso per stabilire un salario minimo adeguato, lasciando la decisione al Parlamento. Martins Svirskis, consigliere per la politica economica dei sindacati lettoni, avrebbe preferito un aumento maggiore. "Siamo felici che sia stato aumentato, perché i negoziati sono stati piuttosto difficili - dice Svirskis -. Attualmente il salario medio negli ultimi due anni ha superato i 1.400 euro. Quello minimo supererebbe i 700 euro, questo è l'obiettivo che ci prefiggiamo".

La nuova direttiva propone agli Stati membri di utilizzare il 60% del salario mediano o il 50% del salario medio come parametro di riferimento per stabilire un salario minimo più equilibrato. In Lettonia questo minimo rimane uno dei più bassi in Europa, poiché esistono notevoli disparità tra i paesi a causa di mercati del lavoro e salari molto diversi.

Salario minimo: in Europa un quadro frammentato

Le regole sui salari minimi non sono uguali in tutta l'Ue. Nella maggior parte dei paesi i livelli salariali sono stabiliti per legge. Nei restanti Paesi i minimi sono stabiliti da accordi sindacali. Ci sono anche grandi disparità. Il salario minimi mensile è di 2.387 euro in Lussemburgo, 1.981 euro in Germania, 620 euro in Lettonia e 399 euro in Bulgaria.

La nuova direttiva europea si prefigge due obiettivi: garantire un salario minimo adeguato affinché ogni lavoratore possa avere un tenore di vita dignitoso e promuovere l'accesso alla contrattazione collettiva. Garantire un salario minimo adeguato è particolarmente importante per le lavoratrici, i migranti e le persone meno qualificate. 

In Europa il 60% dei lavoratori con salario minimo sono da donne. Aija, madre single, è un'assistente domiciliare con un figlio di 17 anni. Fatica ad arrivare a fine mese. "Per il mio monolocale pago circa 250 euro tra affitto, telefono, gas ed elettricità - dice Aija -. Mio figlio sta crescendo, ha bisogno di vestiti, ma le scarpe sono costose, i vestiti sono costosi. C'è la scuola e dobbiamo pagare il trasporto in treno. Per questo cerco un lavoro supplementare".

Insieme ad altri Paesi dell'Europa orientale, la Lettonia ha il più alto numero di lavoratori a basso salario, spesso poco qualificati. Eduards Filippovs, imprenditore e presidente di un'associazione di Pmi, chiede un salario minimo non tassabile e contributi sociali equi e trasparenti. "Personalmente ho dovuto ripensare il mio modello di business - dice Filippovs -. Non posso permettermi alcuni lavoratori temporanei e attirare i giovani perché gli oneri sociali sono troppo alti per me".

Filippovs ritiene che i datori di lavoro non siano stati consultati abbastanza. "Dobbiamo tenere conto di altri costi, come le tasse - dice l'imprenditore -. Bisogna trovare un equilibrio con le possibilità di pagamento delle imprese". Per quanto riguarda i sindacati, Svirskis sottolinea l'importanza della contrattazione collettiva. "Chiediamo che il governo attui degli sgravi fiscali per i diversi benefici che sono stati negoziati collettivamente: per le spese sanitarie, per la ristorazione. E quest'anno stiamo negoziando anche sull'istruzione.

Silina, ministra del Welfare: "Continueremo a parlare con imprenditori e parti sociali"

Il settore edile è riuscito a negoziare un salario minimo più alto, pari a 780 euro, e spera di raggiungere i 900 euro l'anno prossimo. Quindi, come trovare un compromesso sull'ammontare di un salario minimo adeguato? Ne abbiamo parlato con Evika Silina, ministra del Welfare responsabile anche del lavoro.

Era chiaro che dovevamo fare qualcosa, il nostro salario minimo era troppo basso rispetto a quello degli Stati baltici. Eravamo storicamente dipendenti dal gas russo. L'anno scorso i nostri prezzi sono stati molto più alti di quelli dei Paesi occidentali.

Cosa si può fare per migliorare il dialogo con le diverse parti sociali?

L'intento dei legislatori l'anno scorso era di arrivare più o meno al 45% del reddito medio dei lettoni. E sarà intorno al 45%, ma non quest'anno. Ecco perché dobbiamo discutere ancora di più con i nostri partner commerciali e con i nostri sindacati. Prima del prossimo anno dobbiamo essere sicuri che ci sarà un consenso reciproco, in modo da poter andare molto più lontano. Gli imprenditori parlano di un importo minimo di pagamento non imponibile. Prima l'importo non imponibile era uguale al salario minimo. Ora è un po' diverso. Porteremo avanti anche queste discussioni.

Quanto è importante aiutare i salari minimi e quelli bassi per l'economia in generale?

Uno dei miei primi obiettivi è stato quello di aiutare le persone che vivono con un reddito più basso a ottenere maggiori benefici sociali per il pagamento della casa e per altre questioni. Il governo è pronto a migliorare anche le competenze dei nostri lavoratori. Avere persone che non possono lavorare, guadagnare e vivere in base alle loro esigenze non è un bene per la crescita economica del nostro Paese. Quindi ci sono molte direzioni in cui lavoreremo. Una delle più importanti è quella di promuovere e investire in quelle persone che non sono più giovanissime, ma che possono cambiare la loro professione e cercare di imparare qualcosa di nuovo.

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