Le autorità ungheresi indagano sul riformatorio di via Szőlő: l’ex direttore è accusato di aver sfruttato giovani donne come prostitute. Perquisizioni, arresti e pressioni politiche a pochi mesi dalle elezioni
Le autorità ungheresi hanno effettuato martedì una serie di perquisizioni nell’ambito dell’inchiesta sul riformatorio di via Szőlő, un caso che sta scuotendo profondamente il Paese. L’indagine, guidata dalla Procura investigativa centrale, coinvolge anche l’Ufficio investigativo nazionale della polizia (Kr Nni) e il Servizio di difesa nazionale (Nvsz).
Al centro dell’inchiesta c’è l’ex direttore del riformatorio, Péter Pál Juhász, arrestato a maggio insieme alla sua compagna. I due sono sospettati di aver gestito alcune giovani ospiti dell’istituto come prostitute, pur risultando ufficialmente impiegate come addette alle pulizie.
Sebbene le ragazze fossero maggiorenni al momento dei fatti contestati, diverse testimonianze suggeriscono che la loro dipendenza e il loro reclutamento sarebbero iniziati quando erano ancora minorenni, aggravando la gravità delle accuse.
Segnali ignorati da anni
La stampa ungherese ha ricostruito un decennio di segnali d’allarme: segnalazioni interne, rimozioni e reintegrazioni del direttore, oltre a premi e riconoscimenti ufficiali nonostante sospetti persistenti.
Secondo alcuni media, le autorità investigative erano già state coinvolte in passato, senza però riuscire a procedere per ragioni non ancora chiarite. Il governo ha ribattuto sostenendo che le vittime non fossero minorenni e che sia stato proprio il nuovo sistema di controlli sulla protezione dei minori a far emergere il caso.
Nuove rivelazioni e nuove dimissioni
Negli ultimi giorni, nuove testimonianze - provenienti da vittime senza nome, sia ragazze sia ragazzi - hanno confermato la presenza di minorenni tra le persone abusate.
Lunedì il direttore facente funzioni del riformatorio si è dimesso, denunciando lo “stress” e le pressioni mediatiche. Il giorno successivo è circolato un video in cui lo stesso dirigente appare mentre aggredisce violentemente un detenuto durante una sessione che sembra avere finalità educative.
Secondo l’attivista dell’opposizione Péter Juhász, che ha diffuso il filmato, la Procura ne era in possesso da mesi.
Durante l’audizione annuale in Parlamento, il ministro degli Interni Sándor Pintér ha assicurato che verrà condotta un’indagine approfondita anche su eventuali responsabilità della polizia.
Perquisizioni e arresti
“La Procura sta conducendo ampie operazioni in diverse località per chiarire a fondo la vicenda”, ha dichiarato a Euronews la portavoce della Procura investigativa centrale, Katalin Kovács.
Finora sono state arrestate due persone, mentre una terza è stata fermata durante le operazioni di martedì.
Il fatto che presunti abusi e reati così gravi siano continuati per anni senza interventi efficaci rappresenta un duro colpo per il governo ungherese.
La protezione dell’infanzia è diventata infatti una questione altamente simbolica in Ungheria, soprattutto dopo lo scandalo che ha coinvolto la precedente presidente Katalin Novák, costretta alle dimissioni per aver concesso la grazia a un complice di un pedofilo.
A pochi mesi dalle prossime elezioni, l’opposizione considera il caso di via Szőlő una vulnerabilità politica significativa per il governo di Viktor Orbán.