Onu: "Carestia in atto a Gaza, morte diffusa senza intervento immediato". Fame e blocchi peggiorano la crisi umanitaria nella Striscia
La carestia è già iniziata. A lanciare l’allarme è l’Ipc (Classificazione integrata delle fasi di sicurezza alimentare), l’organismo sostenuto dalle Nazioni Unite che monitora le crisi alimentari globali. Martedì ha dichiarato che nella Striscia di Gaza si sta concretizzando “lo scenario peggiore di carestia”, con una previsione drammatica: “morte diffusa” se non si interverrà immediatamente.
Secondo l’ultimo rapporto, la fame estrema, la malnutrizione e la diffusione di malattie stanno causando un aumento dei decessi, in particolare tra i bambini sotto i 5 anni. “Le soglie di carestia per consumo alimentare e malnutrizione acuta sono state raggiunte”, si legge nel comunicato. Sebbene non sia ancora una dichiarazione ufficiale di carestia, l’Ipc afferma che ulteriori verifiche sono in corso “senza indugio”.
L’allarme arriva in un contesto di indignazione globale per le immagini scioccanti di bambini scheletrici circolate nei giorni scorsi, e dopo la notizia della morte per fame di decine di persone, a quasi due anni dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas.
La risposta di Israele: “Aiuti sufficienti”
Sotto forte pressione internazionale, Israele ha annunciato alcune misure, tra cui pause umanitarie giornaliere e lanci aerei di viveri. Tuttavia, le Nazioni Unite e le organizzazioni palestinesi affermano che la realtà sul terreno è ben diversa: i camion umanitari vengono spesso assaltati prima di raggiungere la destinazione, e la distribuzione resta caotica.
Il sistema sanitario è ormai collassato. Con oltre due milioni di persone intrappolate in un territorio devastato, la carenza di acqua, cibo e cure mediche è totale. Secondo il Programma Alimentare Mondiale, una persona su tre a Gaza non mangia per giorni interi.
“Agire ora è vitale per fermare una catastrofe umanitaria. Serve una cessazione delle ostilità e un accesso umanitario sicuro e continuo”, afferma l’IPC.
Una crisi costruita dal blocco
Secondo l’Ipc, Gaza era già sull’orlo della carestia, ma la situazione è “drammaticamente peggiorata” negli ultimi mesi a causa dei “blocchi sempre più rigidi” imposti da Israele. A marzo, il governo israeliano ha interrotto l’ingresso di beni essenziali, tra cui carburante, alimenti e farmaci, come leva di pressione su Hamas per la liberazione degli ostaggi catturati il 7 ottobre 2023.
Accuse che Israele continua a lanciare anche contro le Ong umanitarie, sospettate — senza prove documentate — di alimentare indirettamente il gruppo militante. Hamas, da parte sua, respinge le accuse di manipolazione degli aiuti.
Le misure sono state allentate parzialmente a maggio, anche grazie al sostegno logistico degli Stati Uniti per un nuovo sistema di consegna, ma il caos e le sacche di violenza continuano a ostacolare la distribuzione.
Secondo l’Ipc, l’88 per cento del territorio di Gaza è oggi inaccessibile per motivi militari o soggetto a ordini di evacuazione. “Il cibo non solo è scarso, ma è anche estremamente pericoloso da ottenere”, si legge nel documento.
Msf: “Lanci aerei inutili e pericolosi”
Nel frattempo, le organizzazioni umanitarie non risparmiano critiche. Medici Senza Frontiere (Msf) ha definito i lanci aerei israeliani “inefficaci e pericolosi”, spiegando che forniscono meno aiuti rispetto ai convogli via terra e creano tensioni tra le persone che si affollano sul punto di impatto.
Lunedì, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha negato l’esistenza di una carestia: “Se davvero la gente stesse morendo di fame, non ci sarebbero più gazesi”, ha dichiarato. L’esercito ha parlato di “affermazioni false” e accuse “strumentali”.
Ma anche il più stretto alleato di Israele sembra ora dissentire.
Trump smentisce Netanyahu: “A Gaza si muore davvero di fame”
In un intervento sorprendente da Edimburgo, l’ex presidente americano Donald Trump ha definito la situazione a Gaza una “vera e propria fame”. Ha annunciato l’intenzione degli Stati Uniti di allestire centri alimentari “senza recinzioni o confini” e ha invitato Israele a facilitare l’accesso agli aiuti umanitari.
Un netto cambio di tono rispetto alla linea ufficiale israeliana, che mostra una crescente spaccatura diplomatica.
Un bilancio che continua a salire
Secondo il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, i morti nella Striscia hanno superato quota 60.000 dall’inizio della guerra. Il dato non distingue tra civili e combattenti. Le Forze di difesa israeliane hanno invece contato quasi 900 soldati uccisi.
Il Comitato di revisione della carestia dell’Ipc — organismo indipendente — ha confermato l’allarme, sottolineando che, pur in assenza di dati completi, le prove raccolte “indicano chiaramente un’accelerazione della fame, della malnutrizione e della mortalità”.
Se la comunità internazionale non riuscirà a garantire un accesso umanitario rapido e sicuro, Gaza rischia di diventare il teatro della prossima, devastante carestia del XXI secolo.