Colloqui indiretti mediati dall’Oman. Si entra nella fase tecnica, ma Teheran ribadisce: “L’arricchimento dell’uranio non è negoziabile”
Si è concluso a Muscat, capitale dell’Oman, il quarto round di negoziati tra Iran e Stati Uniti sul programma nucleare iraniano. I colloqui, durati tre ore, sono stati ancora una volta mediati dalle autorità omanite, con la partecipazione del ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi e dell'inviato speciale statunitense Steve Witkoff, emissario del presidente Donald Trump.
Un funzionario Usa, in condizione di anonimato, ha riferito all’agenzia AP che le discussioni si sono svolte sia in modo diretto che indiretto, mentre fonti iraniane hanno parlato esclusivamente di contatti indiretti, probabilmente per ragioni legate alla politica interna della Repubblica islamica.
“Progressi tangibili ma trattativa complessa”
Il clima resta prudente ma non privo di spiragli. “Siamo incoraggiati dal risultato odierno e attendiamo con ansia il prossimo incontro”, ha dichiarato il funzionario statunitense. Da parte iraniana, Abbas Araghchi ha ammesso le difficoltà, ma ha anche riconosciuto che le due parti si stanno avvicinando a una fase più tecnica e concreta del dialogo.
“Ci siamo allontanati dalle discussioni generali e stiamo entrando nei dettagli, il che rende il processo più complicato ma anche più significativo”, ha affermato Araghchi alla TV di Stato.
Uranio arricchito, Teheran resta ferma
Uno dei nodi centrali resta l’arricchimento dell’uranio. A marzo, un rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) ha evidenziato un’accelerazione della produzione di uranio a livelli prossimi all’uso militare da parte dell’Iran.
Gli Stati Uniti chiedono limiti rigidi al programma nucleare in cambio dell’alleggerimento delle sanzioni economiche, ma Teheran continua a considerare l’arricchimento un diritto irrinunciabile.
“Possiamo valutare limiti su quantità e livello per costruire fiducia, ma il principio dell’arricchimento non è negoziabile”, ha ribadito Araghchi.
Nuovi colloqui in vista
Un nuovo round di colloqui è stato concordato, anche se data e luogo restano da definire. Il tutto avviene in un contesto geopolitico delicato: il presidente Donald Trump è atteso in Medio Oriente nei prossimi giorni e ha più volte minacciato azioni militari se l’Iran non accetterà un accordo stringente.
L’esito dei prossimi negoziati potrebbe dunque rivelarsi decisivo per evitare un’escalation nella regione e riaprire il dossier nucleare a una risoluzione diplomatica più stabile.
I rapporti Usa-Iran sul nucleare
I rapporti tra Stati Uniti e Iran sul nucleare hanno vissuto forti oscillazioni negli ultimi anni. L’accordo sul nucleare del 2015 (Jcpoa), siglato sotto l’amministrazione Obama, aveva previsto la limitazione delle attività nucleari iraniane in cambio della revoca delle sanzioni internazionali.
Tuttavia, nel 2018 l’allora presidente Donald Trump ritirò unilateralmente gli Stati Uniti dall’accordo, definendolo “il peggior patto mai firmato”, e reimpose dure sanzioni economiche a Teheran.
Da allora, l’Iran ha gradualmente ridotto il rispetto degli impegni presi, riavviando l’arricchimento dell’uranio a livelli sempre più vicini a quelli militari. Il nuovo ciclo di colloqui rappresenta un tentativo di ricucire i rapporti, ma le posizioni restano distanti, soprattutto sul nodo strategico dell’arricchimento e del controllo internazionale.