Detenuto in Egitto dall'agosto 2023, Giacomo Passeri è stato condannato in appello a 25 anni di carcere mercoledì per possesso e traffico internazionale di stupefacenti. La polizia egiziana aveva trovato l'uomo in possesso di marijuana ma la famiglia afferma che era una piccola dose a uso personale
Mercoledì è stata confermata in appello da un tribunale egiziano la condanna a 25 anni di Giacomo Passeri, 32 anni, per possesso e traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
La prossima domenica si terrà un colloquio in videoconferenza tra i familiari del giovane, il suo avvocato e i funzionari dell'ambasciata per fornire ai parenti maggiori informazioni sulla condanna.
I parenti di Passeri preoccupati per la sua salute, le dure condizioni di detenzione
La famiglia di Passeri, originario della Sierra Leone da parte di madre ma cresciuto a Pescara, ha espresso preoccupazione per le sue condizioni di salute e chiesto il trasferimento in Italia, senza però ottenerlo.
Dopo l'arresto l'uomo ha subito un intervento per appendicite acuta e non avrebbe ricevuto le cure mediche adeguate nei giorni successivi, secondo quanto emerso da una telefonata con i fratelli e alcune lettere nelle quali ha denunciato il trattamento ricevuto in carcere, equiparabile alla tortura. Passeri ha poi iniziato uno sciopero della fame per protestare sulle condizioni della sua detenzione.
Le dinamiche dell'arresto di Passeri
Un tribunale egiziano aveva già condannato l'uomo in primo grado lo scorso agosto e respinto la richiesta di ricorso presentata dai legali. Passeri, da tempo residente a Londra, è stato arrestato il 19 agosto 2023, mentre era in vacanza al Cairo, dopo essere stato trovato in possesso di marijuana dalla polizia egiziana e accusato di traffico di stupefacenti, oltre che di detenzione. Ma la famiglia ha sempre sostenuto si trattasse di una piccola quantità destinata all'uso personale.