L'Idf avanza a Khan Younis, si combatte anche a Nord: nella zona fuori servizio l'ultimo ospedale

Palestinesi in fuga dall'offensiva israeliana arrivano a Rafah, nella Striscia di Gaza (5 dicembre 2023)
Palestinesi in fuga dall'offensiva israeliana arrivano a Rafah, nella Striscia di Gaza (5 dicembre 2023) Diritti d'autore Hatem Ali/Copyright 2023 The AP. All rights reserved.
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I carri armati israeliani sempre più a fondo nella seconda maggiore città della Striscia. L'esercito dice di avere colpito 250 obiettivi e di avere ucciso almeno cinque comandanti di Hamas nel nord. Revocato il visto alla coordinatrice Onu Lynn Hastings

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L'Idf ha circondato martedì a Khan Younis la casa del leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, secondo il canale saudita Al-Arabiya.

Mezzi e soldati israeliani penetrano sempre più a fondo nella città, la seconda maggiore della Striscia dopo Gaza city, conquistata nelle scorse settimane. L'esercito crede che i capi del gruppo armato palestinese si rifugino qui e martedì ha parlato della "giornata più intensa" di combattimenti dall'inizio dell'incursione terrestre. 

Un giornalista palestinese contattato dalla Bbc ha parlato di bombardamenti aerei e d'artiglieria non-stop. "La situazione è così orribile...attacchi aerei ogni minuto e carri armati...tutto trema", ha detto Ghada. 

Le operazioni si stanno ora concentrando in tre aree: oltre a Khan Younis nella metà sud della Striscia, si combatte a Jabalia e Shujaiya nella metà nord, dove rimangono centinaia di migliaia di civili. E l'ospedale di Kamal Adwan, l'ultimo che serviva il nord, ha smesso di funzionare a causa della mancanza di carburante. 

L'esercito ha dichiarato di avere colpito martedì 250 obiettivi e di avere ucciso almeno cinque comandanti della Brigata nord di Hamas, che si nascondevano in una galleria sotterranea nelle vicinanze dell'ospedale Indonesiano a Beit Lahya.

Le truppe israeliane avrebbero anche rinvenuto nel nord di Gaza un deposito di armi con missili anticarro, a lungo raggio, granate e droni, considerato uno dei più grandi trovati finora. 

Il capo di Stato maggiore dell'esercito, Herzi Halevi, ha dichiarato che le operazioni sono entrate in una "terza fase" e ora ci si concentra con tutte le forze disponibili sulle roccaforti di Hamas nel sud della Striscia. L'esercito ha confermato di avere perso altri due soldati, portando a 86 i militari uccisi dall'inizio dell'offensiva di terra (14 dalla fine della tregua).

L'operazione militare a Gaza durerà "settimane o addirittura mesi" finché Hamas capirà che la guerra "non è la migliore opzione per loro" ha detto all'agenzia Tass l'ambasciatore di Israele in Russia, Alexander Ben Zvi.

Le parole di Ben Zvi fanno eco alle dichiarazioni del premier Netanyahu, che martedì ha ipotizzato un controllo di Gaza da parte dell'esercito a tempo indeterminato, in modo da garantire che non si ripeta un altro 7 ottobre.

Quasi due mesi di bombardamenti della Striscia e l'invasione di terra cominciata a fine ottobre non hanno tuttavia ancora sradicato Hamas dal territorio, l'obiettivo numero uno fissato dalle autorità di Israele insieme con la liberazione dei 138 ostaggi ancora dentro Gaza.

Il bilancio di vittime palestinesi sale ogni giorno e, secondo le autorità sanitarie di Gaza, ha superato i 16mila morti, per il 70% donne e minori, e i 42mila feriti.

L'assalto al sud della Striscia, dove secondo le Nazioni unite era già evacuato più di un milione e mezzo di persone dal nord, minaccia di aggravare la crisi degli sfollati e quelle alimentare e sanitaria.

Se possibile, si sta per verificare uno scenario ancora più infernale
Lynn Hastings
Coordinatrice affari umanitari ONU nei Territori palestinesi

L'Onu afferma che 600mila persone nel sud di Gaza hanno ricevuto un ordine di evacuazione e la metà ha già dovuto lasciare la sua casa. Dopo la presa di una dozzina di quartieri orientali di Khan Younis, si attendono nuovi ordini per la popolazione nella parte rimanente della città di dirigersi verso Rafah o la piccola area di al Mawasi, mentre agli sfollati viene impedito di rientrare nella metà settentrionale della Striscia.

"Nessun luogo è sicuro a Gaza e non c'è più nessun posto dove andare" ha dichiarato lunedì Lynn Hastings, capo dell'ufficio di Coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni unite per i Territori palestinesi (Ocha). 

"Le condizioni necessarie per fornire aiuti alla popolazione di Gaza non esistono" ha detto. "E, se possibile, uno scenario ancora più infernale si sta per verificare".

Il governo israeliano ha deciso di revocare il visto di residenza a Hastings. "Non rimarremo in silenzio di fronte ai pregiudizi delle Nazioni unite" ha scritto in un post su X, prima noto come Twitter, il ministro degli Esteri Eli Cohen.

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