Migranti a Lampedusa, quello che propone (e non) l'Unione europea

migranti a Lampedusa
migranti a Lampedusa Diritti d'autore Valeria Ferraro/Copyright 2023 The AP.
Diritti d'autore Valeria Ferraro/Copyright 2023 The AP.
Di Ilaria Cicinelli
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In leggero miglioramento la situazione nell'isola italiana, dove è iniziato il trasferimento dei quasi 7mila migranti sbarcati in appena quarant'otto ore. Momenti di tensione con la polizia al molo Favalora. Intanto l'Unione europea spinge per la linea del rimpatrio, ma la crisi è strutturale

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Via ai trasferimenti nell'hotspot di Lampedusa, dove la tensione rimane comunque alta. In poco più di 48 ore sono sbarcate quasi 7mila persone nell'isola siciliana. Una località che conta appena 6mila residenti, per dare una dimensione del sovraffollamento. La maggior parte dei migranti viene da Nigeria, Sierra Leone, Sudan, Ciad, Tunisia, Camerun e Guinea.
Un bambino di cinque mesi è annegato poco prima dell'approdo, dopo che il barchino su cui viaggiava si è ribaltato a pochi metri dalla costa italiana.

Il Comune ha dichiarato lo stato di emergenza e la Croce rossa italiana fatica ad assicurare a tutti cibo, acqua e i servizi di assistenza medica di base. Nonostante le difficoltà, però, gli operatori non hanno mai smesso di fornire assistenza.

L'unico punto di accoglienza sull'isola, l'hotspot di Contrada Imbriacola, può, però, ospitare appena qualche centinaio di persone. Non sono mancati i momenti di tensione, soprattutto al porto, sfociati nelle cariche della polizia sul molo di Favaloro, nel pomeriggio del 13 settembre, mentre le persone chiedevano di poter lasciare l'area del porto, in cui sono rimasti bloccati per ore.

La polizia carica i migranti a Lampedusa

L'atmosfera si è di poco alleggerita nel momento in cui sono iniziati i trasferimenti, verso Augusta, Catania e Trapani, ma rimangono ancora 4.200 migranti sull'isola, tra cui 257 minori non accompagnati.

La maggior parte di loro sono partiti da Sfax, in Tunisia, il Paese con cui l'Unione europea ha di recente firmato un memorandum di cooperazione per limitare gli arrivi. Nel 2023 circa il 50% delle partenze verso l'Italia è avvenuto proprio dalla Tunisia.
L'Unione europea si è impegnata insieme all'Italia, infatti, a finanziare Tunisi per un maggior controllo sulle partenze ma non sono poche le preoccupazioni.

Un altro accordo di cooperazione, dunque - dopo quello firmato con la Libia, con cui l'Italia ha sottoscritto un memorandum dagli obiettivi simili nel 2017 - che sembrerebbe delegare la responsabilità della gestione delle migrazioni a un Paese esterno all'Unione europea. 

Tuttavia i numeri da record degli arrivi in Italia nel 2023 sollevano forti dubbi sull'efficacia di questi accordi. Da gennaio infatti, sono quasi 126mila le persone arrivate via mare nella Penisola. Tra questi, più di 11mila sono minori non accompagnati.

Non c'è spazio per una politica dell'accoglienza

Il rimbalzo di responsabilità tuttavia non colpisce solo i Paesi al di fuori dell'Ue. Questa sembra, infatti, essere una linea da seguire ormai introiettata nelle istituzioni stesse dell'Unione, come emerge dalle parole della coordinatrice dei rimpatri per l'Ue, Mari Juritsch, al convegno "La tutela dei diritti umani fondamentali nelle operazioni di rimpatrio forzato in una dimensione europea" ha suggerito all'Italia di aumentare i rimpatri "volontari", per risolvere la situazione. 

"Come Commissione lavoriamo per l'efficacia del processo generale di rimpatrio, efficace per la credibilità del nostro sistema d'asilo". In che modo i rimpatri siano compatibili con la credibilità del sistema di asilo, la coordinatrice non l'ha spiegato.  E come se non bastasse, un altro suggerimento sarebbe quello di aumentare anche i rimpatri forzati. 

È una certezza, però, che molte delle persone che hanno affrontato un viaggio potenzialmente mortale, in cerca di una vita migliore, in fuga da guerre, crisi umanitarie e povertà non siano disposte a essere rispedite al punto di partenza. Il sistema di rimpatrio non può essere una soluzione efficace. Il crescente numero di arrivi in Italia, quest'ultimo anno, sembra confermare questa tesi. 

La scelta dell'Ue di concentrare i propri sforzi in una gestione coordinata e comune dei rimpatri sembra lanciare un messaggio chiaro, dunque. C'è la volontà, nell'Unione europea, di dare spazio a una politica davvero inclusiva per l'accoglienza dei migranti africani? 

Non è stato detto in modo esplicito, ma è facile intravedere le implicazioni di questa decisione.

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