Italia, prende corpo il primo sindacato per web influencer e content creator

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Di Luca Palamara
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Vuole offrire tutela fiscale e legale a tutti quelli che lavorano nel mondo del web, che non sono ancora riconosciuti come lavoratori a tutti gli effetti

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Tutto è iniziato 3 anni fa, ma ora si sta realizzando appieno, con la preparazione della campagna di lancio del 2023. 

È il primo sindacato dei web influencer e dei content creator in Italia, nonché l’unico effettivamente attivo oggi in Europa.

Vuole offrire tutela fiscale e legale a tutti quelli che lavorano nel mondo del web, che non sono ancora riconosciuti come lavoratori a tutti gli effetti, al pari di altre professioni.

Il sindacato offre ai propri membri anche servizi di assistenza, come supporto psicologico e aiuto nella gestione delle attività quotidiane.

"Devi organizzare il programma della comunicazione - dice Jacopo Ierussi, presidente e fondatore di Assoinfluencer - rispondere ai follower, essere in grado di gestire i rapporti con i brand, avere un’agenzia che ti supporta, devi andare a leggere tutte le statistiche dei tuoi post e quelli che sono i contenuti che tu vai a pubblicare. 

Il lavoro è tantissimo e…devi arrivare a questo livello".

Può sembrare strano o bizzarro, ma anche gli influencer e i content creator hanno bisogno di un sindacato. 

Il mondo del web non è solo scintillante, veloce e dai guadagni facili, ma è anche un luogo dove i lavoratori devono difendere i loro diritti.

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Daniele è un giovane attore, ma anche un content creator che ha trasformato la sua passione in un lavoro vero e proprio. 

Anche lui è uno dei tanti lavoratori del web che ha deciso di far parte di Assoinfluencer.

"Si tratta di un lavoro a tutti gli effetti - dice Daniele Ciniglio, content creator - che ti impiega molto più delle classiche 8 ore da ufficio, perché ci sono dei giorni in cui io lavoro per esempio fino a tarda sera, giorni in cui sbatto la testa per realizzare un qualcosa senza riuscirci. 

Quindi, comunque è un lavoro a tutti gli effetti ed è giusto che venga tutelato".

"Un creator - aggiunge Jacopo Ierussi - partecipa a un evento e la sua immagine oltre che nel programma viene diffusa come pubblicità promozionale, ma per quello serve un consenso a parte. 

Fintanto che questa professione non verrà considerata come tale, sicuramente ci saranno questo tipo di criticità che noi stiamo cercando di affrontare".

"Non c’è una cassa di riferimento - ribadisce Daniele Ciniglio - noi non possiamo versare un tot all’anno per dire di essere un creator".

Non sono semplicemente tecnici del web o videomaker, sono web influencer e content creator e dovrebbero essere riconosciuti come tali.

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