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Azovstal, i primi 100 sfollati raggiungono Zaporizhzia ma l'evacuazione non è finita

Il primo gruppo di civili evacuati dall'acciaieria
Il primo gruppo di civili evacuati dall'acciaieria Diritti d'autore  AFP
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Di Euronews Agenzie: AFP
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Mosca ha ricominciato a bombardare il complesso, nel quale restano asserragliate centinaia di civili, oltre ai combattenti ucraini

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È arrivato nella notte nella città di Zaporizhzhia, controllata dalle forze ucraine, il primo scarno gruppo di civili evacuati dall'acciaieria Azovstal di Mariupol. In cento sono tornati a rivedere la luce del sole, dopo settimane passate nel dedalo di bunker e labirinti sotterranei dell'impianto. 

Ma l'operazione coordinata da Croce rossa internazionale e Nazioni Unite è tutt'altro che conclusa: le evacuazioni dovrebbero riprendere in giornata, ma il condizionale è d'obbligo perché la Russia intanto ha ripreso il bombardamento del complesso industriale che va avanti ormai da settimane, come racconta chi finalmente si è messo in salvo.

"Hanno bombardato Azovstal per un mese" racconta la 75enne Valentina Portyanchenko. "Tutti i mercati sono distrutti, i negozi distrutti, le farmacie distrutte. Non ci sono più  medicine né cibo, non c'è niente. E i bambini... spero non debbano mai più soffrire così, mai più".

Nessun posto dove andare

Centinaia di persone rimangono intrappolate nei tunnel sottostanti l' acciaieria, ultima roccaforte della resistenza all'assedio russo. Nessun accenno è stato fatto alla possibilità che anche i combattenti ucraini feriti siano possano essere evacuati insieme ai civili.

Ma anche nel resto della città si stima ci siano ancora 130mila persone che lottano per sopravvivere.

ANDREY BORODULIN/AFP or licensors
29 aprile 2022: fumo sale dal terreno dell'acciaieria Azovstal nella città di Mariupol, nel mezzo dell'azione militare russa in corso in Ucraina ANDREY BORODULIN/AFP or licensors

Secondo i filmati pubblicati dai separatisti filorussi, alcuni residenti di Mariupol avrebbero scelto di tornare alle loro case ormai distrutte.

"Casa è la casa" ha detto una di loro, Valentina Dmitriyeva, ai microfoni dell'Afp. "Può essere danneggiata, ma qui ho il mio cucchiaio, la mia forchetta e il mio piatto. Chi ha bisogno di me? Non andrò lontano con la pensione che ho. Non abbiamo intenzione di partire".

L'assedio di Mariupol ha lasciato i civili intrappolati in condizioni inumane, in una guerra d'invasione che finora ha sradicato 13 milioni di persone, uccidendone altre 3mila soltanto tra i civili .

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