Mentre molti ucraini stanno cercando il modo di lasciare il Paese, altri dicono di riporre fiducia nell'Esercito: tutti gli aggiornamenti dalla nostra inviata, Valérie Gauriat
Anche nella notte di Kiev, come ci racconta la nostra inviata Valérie Gauriat, le unità di polizia restano pronte per combattere.
C'è un gruppo che ispeziona le auto: a telecamere spente, la polizia ci dice di aver trovato diversi fucili automatici in un veicolo, le matricole delle pistole sono state cancellate e non sono registrare.
Nella metropolitana di Kiev, migliaia di persone cercano la sicurezza.
Con la capitale ucraina sotto attacco, la popolazione è corsa in cerca di un posto sicuro: c'è chi porta con sé valigie ed effetti personali, chi invece ha solo il necessario per passare la notte.
Kateryna e la sua famiglia sono diretti in Polonia: "I nostri sentimenti? - chiede - Siamo arrabbiati, abbiamo paura, siamo nervosi e non sappiamo cosa fare, perché è la nostra casa, è la nostra città, è il nostro Paese, eppure dobbiamo salvare le nostre vite, è devastante".
Mentre molti ucraini stanno cercando il modo di lasciare il Paese, altri dicono di riporre fiducia nell'Esercito.
"Ci si sente davvero al sicuro qui - dice Anabel - perché ci sono persone, famiglie, conoscenti, amici, sai: avremo tanto da aspettare e spero che andrà tutto bene.
Crediamo ancora nelle nostre forze armate, credo che finirà per il meglio".
Si registrano preoccupazioni e molta incomprensione all'indirizzo della comunità internazionale in questo momento assai complicato.
"Stiamo implorando la comunità europea di aiutarci - afferma Oleksander - dovrebbe bandire la Russia dal circuito Swift, pensiamo che dovrebbe aiutarci con altre forze militari ed anche ad eliminare la possibilità di attacchi via cielo".
Questa è la nuova routine di molti tra coloro che sono rimasti a Kiev: non è il primo giorno che passano così, né credono che sarà l'ultimo.