Lo ha annunciato il Commissario europeo all'agricoltura. La quadra è stata trovata dopo un lungo ed estenuante negoziato
L'obiettivo era rendere l'agricoltura europea più verde: pare un gioco di parole, ma in realtà tra allevamenti intensivi e fertilizzanti chimici il settore - che vale quasi 400 miliardi nel bilancio comunitario - continua a produrre massicce emissioni di gas serra.
Sulla riforma della Politica agricola comune (PAC) Bruxelles rischiava di giocarsi la faccia: così, dopo uno stallo negoziale durato oltre 3 anni, la quadra trovata questo venerdì da Commissione, Parlamento e Consiglio è stata annunciata con toni trionfali
"Questa riforma - ha annunciato il Commissario europeo Janusz Wojciechowski - sarà più favorevole al clima, all'ambiente e al benessere degli animali, ma anche agli agricoltori".
"Ora - gli ha fatto eco il vicepresidente esecutivo della Commissione Frans Timmermans - abbiamo un accordo sulla politica agricola comune, che deve rientrare nel nostro obiettivo fermo e legalmente vincolante di ridurre, entro il 2030, le nostre emissioni di almeno il 25% rispetto al 1990 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050".
Nonostante i 100 miliardi di incentivi stanziati per la riduzione dell'impatto climatico, la politica comune 2014-2020 è considerata un fallimento sul fronte della riduzione delle emissioni.
Stavolta, la quota destinata agli ecoschemi, ovvero ai sostegni economici in favore delle aziende virtuose - uno dei punti su cui il negoziato si è più volte arenato - rappresenta il 25% sul totale degli aiuti; mentre viene introdotto il concetto di condizionalità sociale, che subordina gli stanziamenti al rispetto dei diritti dei lavoratori