L'Ue si prepara al "dopo pandemia"

In collaborazione con The European Commission
L'Ue si prepara al "dopo pandemia"
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Di Naomi LloydFanny Gauret
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Questa settimana ci chiediamo che cosa succederà quando finiranno le misure di emergenza che proteggono i lavoratori europei. Come possiamo garantire che ci siano abbastanza posti di lavoro e che i lavoratori abbiano le competenze adatte per le professioni del futuro?

Questa settimana ci chiediamo che cosa succederà quando finiranno le misure di emergenza che proteggono i lavoratori europei. Come possiamo garantire che ci siano abbastanza posti di lavoro e che i lavoratori abbiano le competenze adatte per le professioni del futuro?

Il "pilastro europeo dei diritti sociali"

Le misure prese nei paesi europei hanno permesso a milioni di persone di conservare il posto di lavoro. Ma che cosa succederà dopo? L'obiettivo dell'Unione europea è una "forte Europa sociale" all'uscita dalla pandemia. Il suo piano d'azione sul pilastro europeo dei diritti sociali stabilisce tre obiettivi da raggiungere entro il 2030:​

  • Almeno il 78 per cento della popolazione adulta dovrebbe avere un lavoro
  • Almeno il 60 per cento dovrebbe partecipare ogni anno ad attività di formazione
  • Il numero di persone a rischio di povertà o di esclusione sociale dovrebbe diminuire di almeno 15 milioni.

Per realizzare questi obiettivi, sono disponibili tra gli altri finanziamenti dal Recovery Fund e dal Fondo sociale europeo plus.

In questo contesto, attraverso Ease ("Effective Active Support to Employment", trad.: sostegno attivo ed efficace all'occupazione),  la Commissione europea raccomanda ai paesi membri di sostenere l'imprenditoria e formare i lavoratori per potersi inserire in settori in crescita come verde e digitale.

​Puglia, vivaio dell'imprenditoria grazie al progetto Pin

Ma che cosa vuol dire sostenere l'imprenditoria? Troviamo un esempio in Puglia. Anche qui in un'Italia meridionale dipendente in gran parte da turismo e agricoltura, la transizione digitale sta trasformando il mondo del lavoro.​

Una mano dall'Europa... per una mano bionica

​Il progetto Pin, cofinanziato dal Fondo sociale europeo, offre ai giovani talenti della regione la possibilità di avviare la loro impresa innovativa.

​È quello che ha fatto Giovanni Zappatore, ingegnere meccanico e cofondatore di BionIt Labs, che sta per lanciare sul mercato Adam's Hand, una mano bionica estremamente agile, guidata dall'intelligenza artificiale. Giovanni ha ricevuto 30 mila euro e supporto nella gestione aziendale per creare la sua start-up high-tech.​ Ammette: "Il progetto Pin è stato per noi fondamentale perché ci ha permesso di ottenere i primi fondi per acquistare i primi macchinari, per creare i prototipi di Adam’s Hand. Molti dei ragazzi che hanno studiato con me si sono trasferiti al nord per trovare lavoro. Abbiamo riportato qui alcuni di questi ragazzi, questo per noi è una grande fonte di soddisfazione".

Con un budget complessivo di circa 17 milioni di euro, Pin ha finanziato più di 500 progetti innovativi come quello di Giovanni, che oggi dà lavoro a 20 persone. Ma, mette in guardia l'ingegnere, in un settore così competitivo non si può dormire sugli allori: "Lavoriamo comunque in un campo ad elevata tecnologia per cui è importante mantenere una formazione che sia continua nel corso del tempo, sia per quanto riguarda le hard skill che le soft skill, e che soprattutto guardi anche agli ottimi esempi nazionali e internazionali".

Ecologia rima con tecnologia

Un mercato del lavoro più equo e accessibile è uno degli obiettivi del pilastro europeo dei diritti sociali, che sostiene anche la transizione ecologica: un settore ricco di opportunità per tre architetti freelance, Laura e Chiara Pirro e Giulio Mandrillo, tornati nella loro regione con l'idea di combinare agricoltura e design. Il progetto Pin ha consentito loro di creare un'impresa che fa, tra l'altro, del packaging ecologico. Hanno dovuto acquisire competenze di gestione e adattarsi al contesto lavorativo attuale, dice Laura: "Grazie al progetto Pin, grazie ai nuovi strumenti che abbiamo assunto, come per esempio un sito internet dedicato ai nostri nuovi canali social, che sono molto interattivi e riusciamo subito a parlare con i nostri clienti, abbiamo raggiunto questo risultato".

​Oggi Laura, Chiara e Giulio hanno clienti in tutta Italia.

Ogni anno il Fondo sociale europeo sostiene 10 milioni di persone come Giovanni e Laura nella loro carriera professionale. Acquisire nuove competenze è una necessità di fronte alla transizione digitale ed ecologica, secondo l'economista Andrea Garnero: "Il tipo di competenze richieste a lavoratori e aziende cambierà, facendo più affidamento sulle tecnologie e sul lavoro da casa. Gli Stati membri hanno un ruolo fondamentale nell'assistere aziende e lavoratori in queste transizioni, c'è bisogno di opportunità di formazione e riqualificazione".

Con la fine dei programmi di protezione del lavoro, la speranza è che l'Europa sia all'altezza della sfida successiva.

Schmit: "Non sarà una crisi di tagli ai servizi sociali"

L'impegno dell'Europa per i diritti sociali è in primo piano in questi giorni con il vertice sociale dei leader europei che si tiene a Porto, in Portogallo. Ne parliamo con il Commissario europeo per il lavoro e i diritti sociali Nicolas Schmit.

Commissario, grazie mille di essere con noi. Abbiamo il vertice sociale di Porto. Quali sono le vostre ambizioni?

​​"Innanzi tutto è un segnale molto importante. L'incontro in sé è già un messaggio. I cittadini sono ansiosi, hanno paura che ci saranno tagli, che ci sarà una grande ristrutturazione. Ma questo è il messaggio che la crisi non sarà una crisi di tagli ai servizi sociali e alle infrastrutture sociali. Abbiamo bisogno di sviluppo economico, ma allo stesso tempo abbiamo anche bisogno della coesione della dimensione sociale nelle nostre società".

​La raccomandazione Ease della Commissione parla di creazione di posti di lavoro e di transizione lavorativa in altri settori. Come funzionerà in pratica?

"Questo fa parte della fine dei programmi tipo cassa integrazione. Pensiamo di aver bisogno di queste nuove transizioni, fra cui la transizione verde e quella digitale, abbiamo bisogno di un nuovo tipo di politica di mercato del lavoro, molto attiva, ed è questo il senso di Ease. Quindi, aiutare le persone ad approfittare delle transizioni, sostenendole nel formarsi, ma anche, in qualche modo, sovvenzionando le assunzioni se necessario, per incoraggiare le nuove imprese o altre imprese semplicemente ad assumere personale".

Uno degli obiettivi del piano d'azione sul pilastro europeo dei diritti sociali è che il 60 per cento degli adulti segua delle formazioni ogni anno. Un nostro telespettatore che volesse accedere a una formazione come dovrebbe procedere?

"Innanzi tutto, spetta alle aziende riqualificare e migliorare le competenze del loro personale. Quindi dobbiamo supportare le aziende, che devono riqualificare anche i lavoratori con il livello di competenze più basso, perché anche il loro lavoro sta cambiando. Ormai il 90 per cento di tutti i lavori ha qualche tipo di componente digitale. Se per esempio lavori nell'edilizia, be', devi avere anche qualche competenza in ambito digitale, per esempio per gestire un cantiere. Il secondo punto è che dobbiamo riorientare la formazione professionale, imparare sul posto di lavoro e avere più corsi teorici. La Commissione intende sostenere queste strategie a livello delle imprese, a livello delle regioni insieme ai servizi pubblici per l'impiego. Ma abbiamo bisogno di questa strategia della formazione in generale".

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