Balkan Traffik, uno splendido traffico d'idee, arte e musica

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Diritti d'autore Meabh McMahon
Di Euronews
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Da Bruxelles ai Balcani il Balkan Traffik arriva alla sua quindicesima edizione e nemmeno il covid lo ferma

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Nonostante il Covid, la cultura e la diplomazia culturale non vengono cancellate - il pensiero alla base del festival Balkan Trafik con sede a Bruxelles.

L'appuntamento arrivato quest'anno alla quindicesima edizione, vuole fornire alla capitale amministrativa dell'Unione Europea uno specchio dei Balcani, anche se virtuale.

Nicolas Wieërs, regista:  "Lo scopo del festival è dimostrare che siamo tutti uguali, con una testa, due mani, due piedi, anche se c'è un confine, anche se negli anni 2000 c'erano guerra e problemi. Parliamo del traffico balcanico della prostituzione, del traffico di auto d'epoca, del traffico problematico, ma qui è un traffico di cultura - questo è l'obiettivo del festival".

Dalla street art balcanica al jazz balcanizzato, quest'anno i frequentatori del festival possono connettersi a un'app e provare a creare un'atmosfera da concerto a casa propria.

Per questo pianista serbo, che prova qui con rinomati musicisti bulgari e belgi, sente molto la mancanza del pubblico dal vivo, ma è grato di poter almeno esibirsi.

Vasil Hadzimanov, pianista serbo: "Siamo in prigione da un anno ormai e i musicisti stanno attraversando un periodo davvero molto difficile perché non possiamo esibirci affatto. Questo è senza pubblico, ma almeno possiamo stare insieme e possiamo fare della bella musica e metterla in giro in tutto il mondo.

La street artist croata Jadranka Lackovic è d'accordo con queste affermazioni. A Bruxelles ha dipinto un murale il cui soggetto sono dei pesci, per rappresentare animali che non cosnocsono i confini. Lei è grata alla festival per aver messo la sua regione sulla mappa.

Jadranka Lackovic, artista croata: "L'Europa è incredibilmente ricca di bellezze. Ti consiglio di venire a goderti il ​​cibo, la natura, la musica della mia regione. Qualcosa di splendido".

Una diversità riflessa nel festival, che negli anni è diventato un ponte tra Bruxelles e i Balcani e che non vuole certo fermarsi qui.

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