La sfida dell'UE: scommettere sull'autonomia strategica nella difesa

La sfida dell'UE: scommettere sull'autonomia strategica nella difesa
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Di Elena Cavallone
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I 27 capi di stato e di governo hanno riconosciuto l'importanza di mantenere la cooperazione con la NATO ma è necessario sviluppare in parallelo un sistema di difesa militare interoperativo

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Sebbene "America is back", come ha detto il presidente Biden, l'Europa punta a migliorare la sua l'autosufficienza militare.

A fronte delle molteplici sfide alla sicurezza che l'UE deve affrontare in Medio Oriente e Nord Africa, durante il secondo giorno del loro vertice virtuale i leader dell'Unione europea hanno rivolto la loro attenzione allo stato della difesa e all'alleanza con la NATO. La presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha espresso il rinnovato impegno ad agire insieme.

“Affrontiamo le sfide in tutti i teatri in cui si trova la NATO, eppure ci sono degli scenari in cui la NATO non è impegnata ma in cui è chiamata in causa l'Unione Europea- ha affermato- per esempio le missioni dell'UE o quelle delle Nazioni Unite. In entrambi i casi l'Unione europea deve essere in grado di farvi fronte. Pertanto l'Europa deve sviluppare delle proprie capacità e porre fine alla frammentazione delle nostre risorse militari. Bisogna sviluppare sistemi interoperativi nell'Unione europea".

Torna ancora una volta dunque sul tavolo l'importanza dell'autonomia strategica dell'Ue in via complementare con la Nato e con un miglior coordinamento con gli Stati Uniti. 

Occorre essere autonomi e al contempo coordinati, è il ragionamento fatto anche dal premier Mario Draghi, secondo il quale sarà più facile con l'amministrazione Biden. Il rilancio dell’agenda transatlantica, ha spiegato il premier, è un obiettivo cruciale.

Con questo obiettivo in mente, nel 2017 era stata avviata la cooperazione permanente strutturata in difesa (PESCO), con la quale gli Stati membri che lo desiderano (al momento 25) collaborano per promuovere progetti militari comunitari

Una parentesi, quella della difesa, in un vertice dominato dalla pandemia e dalla difficoltà di avanzare nella campagna vaccinale.

I leader si sono impegnati a fare pressione sulle case farmaceutiche per aumentare la produzione e iniziare a lavorare su un certificato vaccinale a livello europeo.

Un progetto a cui guardano con entusiasmo i paesi del Sud come Grecia, Spagna, Italia e il Portogallo, che detiene la presidenza di turno dell’UE.

“Si tratta di un certificato che funzionerà per tutta l'UE e che sarà reciprocamente riconosciuto da tutti i firmatari allo stesso modo in cui abbiamo fatto con il sistema di test rapidi. Garantirà che si possa entrare in Portogallo senza quarantena anche per i cittadini di paesi terzi”, spiega António Costa, primo ministro portoghese.

Dopo mesi di riunioni virtuali, i leader progettano di incontrarsi di persona il mese prossimo a Bruxelles.

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