"Dream big": dopo l'Nba, la nuova vita di Tony Parker

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Di Stefania De Michele
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#GlobalConversation con il 4 volte campione Nba, Tony Parker: dalla carriera ai progetti avviati dopo il ritiro dal basket, dall'Academy al documentario Netflix

L'11 novembre 2019, gli Spurs hanno ritirato la maglia n. 9 di Tony Parker. È appesa ad imperitura memoria all'AT&T Center di San Antonio, Texas: un onore riservato ai giocatori che hanno reso grande la squadra.

Parker è uno di quelli: dei 5 titoli Nba della franchigia, 4 sono arrivati quando in regia c'era il playmaker sbarcato dalla Francia, a 19 anni, nel 2001. Titolare dopo solo 5 giornate, il ragazzino dal primo passo immarcabile si è lanciato in un crescendo rossiniano: 17 stagioni e 4 anelli con gli Spurs; 6 volte All Star Games Nba e, nel 2007, miglior giocatore delle finali, la prima volta per un atleta europeo; una performance indimenticabile durante il trionfo della Francia a Eurobasket nel 2013.

Ha disputato la sua ultima stagione con gli Charlotte Hornets, squadra gestita da Michael Jordan, idolo d'infanzia del campione francese.

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Lo abbiamo incontrato a Lione, alla Tony Parker Adequat Academy, inaugurata un anno e mezzo fa circa "per l'élite del basket ma anche per i ragazzi che non saranno mai professionisti", dice lui. Si legge nel sito dell'Academy: "Basata su un concetto innovativo che combina passione, studi e lavoro, la TPAA permette ai giovani appassionati di costruire un progetto di vita, con la promessa di un lavoro alla fine di tutto".

La seduta di tiro, prima dell'intervista, è un regalo alla giornalista, ex giocatrice di pallacanestro.

Tony Parker, una carriera epica

Non è facile realizzare i propri sogni. A meno che tu non sia Tony Parker, il giocatore di basket più famoso e celebrato di Francia che riesce in tutto quello che decide di fare. Voleva diventare un giocatore dell'Nba. Ce l'ha fatta. Di più: è stato il più forte playmaker della Lega per molto tempo. Stesso successo per i suoi piani dopo il ritiro: ne parliamo con lui.

"Anche nel mio sogno più sfrenato, quando ero bambino, non avrei potuto immaginare tutto quello che è successo e il modo in cui si è chiusa la mia carriera, con il ritiro della maglia da parte degli Spurs. È qualcosa che non avrei mai pensato fosse possibile per uno come me, che viene da una piccola città della Normandia, dove sono cresciuto - racconta Parker - È stato bello realizzare tutto questo perché, da quando ho smesso di giocare, lentamente ma inevitabilmente, mi sto rendendo conto di quanto abbiamo raggiunto con gli Spurs. In questo momento mi sento molto nostalgico, con il libro pubblicato di recente e poi il film su Netflix. È bello vedere tutti i tuoi 20 anni di carriera in un film".

San Antonio Spurs, che squadra...

- La svolta nel 2001, a 19 anni: hai avuto la fortuna di essere selezionato da una delle franchigie più dinamiche dell'Nba. Giocare per i San Antonio Spurs, allenato da Gregg Popovich, il coach con più vittorie nella storia dell'Nba, ti ha dato l'opportunità di crescere. Come compagni di squadra hai avuto atleti eccezionali , come Duncan e Ginobili. Ma tu, per diventare un campione, hai fatto tutto il duro lavoro

"Sono stato molto fortunato ad essere in quella franchigia, ovviamente. Sì, ho lavorato molto duramente ma, allo stesso tempo, ero in un team che voleva davvero vincere. I valori di quella franchigia mi hanno reso un giocatore di basket migliore, ma anche una persona migliore. Ci vuole duro lavoro, disciplina, sacrifici e io ero molto determinato a fare bene nell'Nba. In quel periodo, non c'erano playmaker europei. In realtà non c'erano proprio molti europei, quindi sentivo tutta la pressione. Volevo assicurarmi di fare bene e guadagnarmi il rispetto dei giocatori e degli allenatori americani. E così, all'inizio, è stata molto dura, ma mi ha reso davvero forte mentalmente per mostrare loro che noi europei possiamo giocare a basket".

L'Academy per i giovani, campioni e non

- Hai raggiunto tutto ciò che volevi ottenere: potresti riposare nell'Olimpo dei più grandi campioni. Al contrario, preferisci investire nei giovani con la tua Accademia (Tony Parker Adequat Academy) in Francia. Di cosa si tratta? E cosa significa per te?

"Per me è molto importante restituire. Come ho detto prima, mi sento molto fortunato e ho avuto grandi allenatori dove sono cresciuto. Non dimentico le mie origini. Così, ho iniziato comprando una squadra, l'Asvel di Lione, e sono partito con quella. Ho cominciato con il team femminile perché l'idea era quella di realizzare un progetto unico. E, quindi, volevo fare qualcosa dove uomini e donne avessero la stessa squadra nello stesso club. Poi è arrivata l'accademia. Abbiamo aperto un anno e mezzo fa. È qualcosa di speciale per me: volevo occuparmi dell'élite del basket, ma anche di tutti i ragazzi che non diventeranno professionisti, perché so che il novantacinque per cento di quei giovani non giocherà a livello professionistico. Per questo motivo, lo slogan dell'Academy è 'Vieni all'Accademia e trova un lavoro'. Lo prendo molto sul serio. Per me è davvero importante che ce la facciano nella vita, che abbiano un lavoro e che siano felici".

La sfida del Covid-19

- Covid 19 è ora la grande sfida. Come la state affrontando in Accademia? E come è cambiata la routine?

"Sì, è molto dura in questo momento. Ovviamente, stiamo vivendo una crisi che è una delle peggiori di tutti i tempi. È molto difficile cercare di portare avanti tutti i progetti. Ma bisogna essere creativi, dobbiamo essere positivi e cercare di trovare delle soluzioni. Ma, di sicuro, stiamo vivendo in questo momento tempi difficili. Alla fine della giornata, secondo me, questo può però solo renderti più forte mentalmente e caratterialmente".

Il calcio? `"È stata la mia prima passione"

Non solo pallacanestro per Tony Parker, che è stato ufficializzato nel consiglio di amministrazione dell'OL Groupe. Dopo diversi mesi di lavoro con l'Olympique Lyonnais, l'ex Spurs sta iniziando a lasciare il segno all'interno del club di calcio, 7 volte campione di Francia.

Il presidente dell'OL, Jean-Michel Aulas, sta preparando la sua successione e sembra aver messo Parker in pole position per sostituirlo tra qualche anno. Sull'ipotesi di passaggio di consegne nel 2023, l'ex stella Nba non si nasconde: "Vedremo. Ho un ottimo maestro in Jean-Michel Aulas e molti progetto che condivido con lui, in Francia come negli Stati Uniti e in Cina".

Nella 'Hall of Fame' di Netflix

- Un altro capitolo della tua vita: sei nella Netflix "Hall of Fame" con un emozionante documentario sulla tua carriera: "Tony Parker, the final shot". Cosa si prova a vedere la tua vita in un film? Come è nato il documentario?

"È un onore. È un onore, davvero. Quando Netflix mi ha contattato per la prima volta per fare il film, non potevo crederci perché stavo facendo qualcosa con la mia agenzia di produzione audiovisiva, Infinity Nine Media. Stavamo girando alcuni filmati del mio ultimo anno. E poi, all'inizio del progetto, è arrivata Netflix e ci ha detto: 'Saremmo interessati a fare il tuo film'. Per me è stato un onore".

Nel tweet: Tre anni da questi primi video con @tonyparker ... di cui potete scoprire le immagini realizzare da @Infinity9Media nel documentario "Tony Parker, The Final Shot", da domani su @NetflixFR.

Le elezioni americane, "futuro luminoso"

- Dove ti senti veramente a casa?

"Dico sempre che ho due case. Ora vivo al 50 e 50. Sono al 50 per cento negli Stati Uniti e al 50 in Francia. E amo entrambi i Paesi. Ma dico sempre che ho due luoghi del cuore, quindi mi sento a casa in tutti e due".

- Quindi, San Antonio è anche casa tua (San Antonio è in Texas, uno Stato tradizionalmente repubblicano). Penso che tu abbia seguito le elezioni americane e gli eventi che sono venuti dopo. La transizione da Trump a Biden non è indolore. Cosa ne pensi?

"Sono molto contento di come stiamo andando, è un nuovo giorno e sono molto felice del risultato delle elezioni. Penso che abbiamo un futuro luminoso".

"Se non ti dicono che sei pazzo.."

- Qual è il tuo sogno più grande?

"Il sogno più grande? Penso che in questo momento, visto che sto invecchiando, sia semplicemente quello di rimanere in salute, che la mia famiglia e i miei figli siano in salute. Credo che la cosa più importante, specialmente nel mondo in cui viviamo ora, sia solo augurare la salute a tutti".

- Cosa diresti ai ragazzi che vogliono seguire il tuo esempio?

"Se avessi un consiglio, sarebbe quello di essere positivi e credere nel proprio sogno. Sai, penso che bisogna sognare in grande. Se dici il tuo sogno a qualcuno e lui non pensa che tu sia pazzo, allora il tuo sogno non è abbastanza grande".

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