Covid-19, i libri sono beni 'non essenziali' ma non ovunque

Covid-19, i libri sono beni 'non essenziali' ma non ovunque
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Di Euronews
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Le librerie che chiudono e i librai che si reinventano: il caso dei libri 'non essenziali'

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In Europa, in Paesi o regioni riconfinate, molti negozi hanno dovuto chiudere di nuovo, soprattutto le librerie. 

In Francia, la chiusura delle librerie, annunciata la scorsa settimana, ha alimentato le polemiche perché i grandi supermercati hanno potuto continuare a vendere libri.
Ma le librerie si stanno organizzando per essere un'alternativa alla distribuzione di massa e alle piattaforme online.

Marco Jéru è un libraio e rivendica il ruolo della sua professione: "Vendere libri ed essere un libraio sono due cose diverse. Inoltre, quando diciamo 'essere libraio' parliamo di una persona, parliamo di una professione, non parliamo di un algoritmo usato da Amazon o da altri, che sono indicizzati solo sulle grandi vendite".

Molte delle 3.000 librerie in Francia utilizzano il sistema "click and collect" per compensare la chiusura fisica e l'impossibilità della vendita diretta.

Dice la libraia Maya Flandin: "Utilizziamo una delle possibilità che abbiamo durante il confinamento: accettiamo ordini su internet e poi i nostri clienti vengono a ritirare in negozio. Lo stiamo facendo dalla fine della scorsa settimana, non appena abbiamo appreso del confinamento. Ci siamo abituati, lo sappiamo fare molto bene, sappiamo rispettare tutte le misure di sicurezza e così tutto fa molto meno paura".

A Bruxelles si va in altra direzione, perché in Belgio i libri sono considerati un bene essenziale, proprio come il cibo.

Secondo Marc El Khadem, libraio, "c'è la tendenza dei lettori, in questo momento, a scegliere la letteratura di approfondimento piuttosto che di evasione; in questa esigenza dei lettori di riflettere sugli eventi in cui si ritrovano, credo che le librerie possano offrire un servizio essenziale".

In Italia, Germania, Grecia o Spagna le situazioni differiscono a seconda del tipo di chiusura, ma una cosa è certa, il libro rimane un porto sicuro in tempi di crisi.

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