"Qui c'è il Covid-19": in Bolivia scritte sulle porte di casa dei sospetti positivi

Una donna boliviana con una mascherina che recita in spagnolo: "Resta a casa. Non è la stessa cosa di 'stai zitto a casa' ".
Una donna boliviana con una mascherina che recita in spagnolo: "Resta a casa. Non è la stessa cosa di 'stai zitto a casa' ". Diritti d'autore AP Photo/Juan Karita
Diritti d'autore AP Photo/Juan Karita
Di Cinzia RizziJoel Charteux Agenzie:  AFP
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button

La proposta del ministro dei Lavori Pubblici, Ivan Arias - a causa delle troppe violazioni alle restrizioni - accolta dalle città di La Paz ed El Alto

PUBBLICITÀ

Durante il XVII Secolo, quando la peste bubbonica metteva in ginocchio l’Europa, prese piede l’usanza di marcare, con delle croci di vernice rossa, le porte delle case visitate dalla malattia, per segnalare al vicinato la presenza del morbo.

Ecco, quattro secoli dopo e in piena pandemia di coronavirus, in Bolivia potrebbe tornare questa "tradizione" che fa venire i brividi. Secondo un provvedimento deciso dal governo boliviano e che due importanti comuni come la capitale La Paz ed El Alto vogliono seguire alla lettera, sulle porte delle case di coloro che sono sospettati di essere positivi al nuovo coronavirus e che non vorranno fare la quarantena si leggerà: "Qui c'è il Covid-19".

La famiglia che ha mentito per prendere un volo

Lo ha annunciato questo martedì il ministro boliviano dei Lavori pubblici, Ivan Arias, che è andato oltre, citando un esempio, di un caso estremo di mancato rispetto delle regole di confinamento: quello di una famiglia i cui tre membri erano stati confermati come infetti, ma che ha mentito apertamente, firmando una dichiarazione giurata nella quale si affermava - al contrario - che nessuno all'interno del nucleo familiare era positivo. Il tutto per potersi imbarcare su un volo interno. Fatto che ha poi portato all'isolamento preventivo di tutti i membri dell'equipaggio presenti sull'aereo. Oltre al ricovero in ospedale della coppia e della figlia.

Arias ha riferito inoltre che una donna, fuggita a un posto di controllo in bicicletta sulla via del ritorno a El Alto, era risultata positiva, così come un parente, che gestiva un negozio nella stessa casa.

Euronews ha contattato il Ministero boliviano dei Lavori pubblici, per chiedere chiarimenti in merito. Il Ministero non ha voluto commentare.

Non possiamo più tollerare che persone irresponsabili mettano in pericolo la vita della popolazione
Ivan Arias
Ministro boliviano dei Lavori pubblici

Una buona idea, secondo le autorità di La Paz e El Alto

Le città La Paz ed El Alto hanno immediatamente approvato l'idea ministeriale, giustificandola con il fatto che avevano registrato molte violazioni delle misure sanitarie, da parte di persone apparentemente infette.

La Paz è una delle regioni in cui è in vigore una quarantena flessibile a partire da questo lunedì, anche se le lezioni scolastiche e universitarie sono ancora sospese, così come sono chiusi i ristoranti e annullati gli eventi culturali e sportivi.

Il nuovo coronavirus ha infettato quasi 11.000 persone in Bolivia, facendo oltre 300 morti.

AP Photo/Juan Karita
Un uomo disinfetta una strada, nel tentativo di contenere la diffusione del nuovo coronavirus, a El Alto, in BoliviaAP Photo/Juan Karita
Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

In Bolivia spopola l'antica architettura Cholet (con un tocco pop)

Barcellona: trattenuta nave da crociera con 1.500 passeggeri, 69 boliviani con visti Schengen falsi

Pronto soccorso al collasso in Italia e in Spagna: troppi ricoveri per virus influenzali e Covid