Covid-19: come si vive in quarantena nelle favelas? Il nostro reportage in Colombia tra i più deboli

La quarantena nelle favelas di Bogotà in Colombia è dura. Oscar non ha più nessun tipo di entrate e il frigo è vuoto.
Lavorava in nero come molti altri. Adesso non potendo uscire non è in grado di recuperare niente.
"Ho 3 bambini, cerco di dar loro da mangiare due volte al giorno quando va bene. Vorrei che qualcuno del governo venisse a vedere come viviamo".
Il drappo rosso alla porta della sua abitazione è diventato un simbolo: nel settimo Paese al mondo dove le ineguaglianze sono più accese, significa essenzialmente due cose "abbiamo fame e abbiamo bisogno di aiuto".
Anche Jose vive in una catapecchia fatta con plastica e zinco. Poca roba da mangiare in quella che per lui è la dispensa e tante preoccupazioni per il futuro.
"Se la quarantena continua sarò costretto a rubare . Non saprei a chi chiedere aiuto".
I più organizzati hanno messo su una sorta di cucina in comune e Adrey distribuisce il cibo messo a disposizione dal governo che ha stanziato per quest'emergenza circa 2 milioni di aiuti.
Ma non è facile raggiungere tutti, Wilder Andrey Tellez, attivista umanitario, ci speiga che "La distribuzione è iniziata un mese dopo l'inizio del confinamento, insomma nessuno era preparato a un'emergenza di questo tipo".
E la mancanza di beni di prima necessità soffia sul fuoco di una situazione di per sé già esplosiva.
Una situazione quella dei più deboli che preoccupa non solo la Colombia ma tutta l'America Latina, l'Onu stima che 29 milioni id persone potrebbero ritrovarsi in uno stato di povertà. La crescita economica della Colombia si contrarrà di circa il 5% quest'anno.