La peste suina africana spaventa gli allevatori europei (ma è inoffensiva per l'uomo)

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Di Hans von der Brelie
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Arrivato nell'Europa dell'est nel 2007, il virus di recente si è spinto fino al confine tra Polonia e Germania. Si trasmette dai cinghiali a maiali d'allevamento: se dovesse diffondersi ulteriormente potrebbe mandare sul lastrico migliaia di allevatori

Il coronavirus non è l'unica minaccia con cui l'Europa deve fare i conti. C'è anche la peste suina africana, un virus trasmesso dai cinghiali ai maiali d'allevamento.

Non può infettare l'uomo, ma causa enormi problemi economici. La Polonia è attualmente in prima linea contro il virus.

Una nave da carico ha portato il virus dall'Africa in Georgia nel 2007. La peste suina africana, detta anche ASF, si è poi diffusa attraverso la Russia e l'Europa dell'Est, entrando in Polonia nel 2014. 

Di recente la malattia ha compiuto un balzo improvviso di 300 chilometri tra il confine di Polonia e Germania.

Cosa è successo e di chi è la colpa? I cacciatori hanno senza dubbio contribuito all'espansione del virus nel paese.

Tra i problemi principali c'è la caccia in gruppo, vietata in alcune zone della Polonia: gli animali spaventati si precipitano in altre regioni, portando così l'epidemia verso ovest. 

Alcuni di loro non rispettano le più basilari regole europee sulla manipolazione degli animali morti, messe in atto per rallentare la diffusione della malattia.

Gli allevatori polacchi hanno appoggiato con vigore il piano del governo di uccidere il 90 per cento dei cinghiali. 

A marzo è stato trovato un cinghiale malato a soli dieci chilometri dal fiume lungo il confine tra Polonia e Germania.

Così il governo della Sassonia ha accelerato la costruzione di una recinzione di 130 chilometri per difendere il confine della regione.

Se venisse rilevato anche un solo caso di peste suina sul territorio tedesco, al Paese sarebbe vietato di esportare in Cina.

Anche gli allevatori olandesi e danesi hanno paura. Si tratta di un grosso giro d'affari: in gioco c'è la loro sopravvivenza.

I cacciatori sono obbligati per legge ad avvisare le autorità quando trovano un cinghiale morto nella foresta.

Sono dotati di un kit speciale con cui prelevano dei campioni organici che poi vengono inviati in laboratorio per l'analisi.

Il governo della Sassonia ha creato una task force speciale, pronta ad attivare severe misure di quarantena negli allevamenti di suini.

"La peste suina africana è pericolosa solo per i cinghiali e i suini domestici, per gli esseri umani è completamente inoffensiva - sottolinea Dietrich Pöhle, responsabile di un laboratorio di veterinaria a Dresda - la malattia si trasmette solo dai cinghiali ai suini. Ma c'è un altro rischio: i prodotti contenenti carne di maiali malati, come le salsicce, possono portare la malattia molto lontano".

In Polonia nel 2019 la peste suina africana è diventata un problema molto serio: nel nord-est della Polonia sono stati abbattuti circa 35 000 maiali. All'inizio di quest'anno dall'altra parte del Paese ne sono stati abbattuti altri 24.000.

Gli allevatori accusano il governo di non fare niente per individuare in tempo le carcasse dei cinghiali. "Le carcasse non vengono distrutte in tempo - dice uno di loro - stanno lì fuori per troppo tempo, le autorità le raccolgono a volte dopo tre o quattro giorni. Questo fa arrabbiare i contadini locali. Prima dello scoppio della malattia, c'erano circa 2000 allevatori di suini nella nostra contea, oggi solo 600".

Polonia e Germania stanno intensificando la loro cooperazione contro il virus. Le recinzioni e il lavoro in laboratorio possono aiutare. Ma per gli allevatori la malattia potrebbe rivelarsi comunque una catastrofe economica.

Journalist • Hans von der Brelie

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