Lavrov accusa gli Stati Uniti di continuare a occupare aree ricche di petrolio in Siria. Intanto diversi civili sono rimasti uccisi a Kobane, durante delle proteste contro i pattugliamenti russo-turchi
La Russia punta il dito contro gli Stati Uniti, rei - secondo Mosca - di continuare a occupare aree ricche di petrolio in Siria, violando il diritto internazionale. E' quanto affermato dal ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, a margine del secondo Forum della Pace di Parigi.
"Gli Stati Uniti fanno di tutto per creare la struttura per un quasi-stato e stanno chiedendo ai Paesi del Golfo di fare importanti investimenti, affinché possano creare un'amministrazione locale sulla base delle forze democratiche siriane, dei curdi, dello YPG e altri, con l'intenzione molto chiara di staccare questo pezzo di territorio dalla Siria e controllare i giacimenti petroliferi situati lì", ha dichiarato il ministro.
Gli Stati Uniti avevano iniziato a ritirare le proprie truppe dal nord-este della Siria a inizio ottobre, scatenando la furia dei curdi. Poco dopo, infatti, la Turchia ha occupato il territorio con l'obiettivo di creare una cosiddetta zona di sicurezza, estesa per oltre 400 chilometri, lungo il confine.
Proteste contro i pattugliamenti russo-turchi, morti alcuni civili
Nel frattempo, diversi civili sono rimasti uccisi questo martedì, mentre protestavano contro un convoglio militare durante i pattugliamenti congiunti turco-russi nella città di Kobane, nel nord della Siria. In alcuni video pubblicati sui social, si vedono uomini e donne di verie età che lanciano pietre contro il convoglio. Poi, secondo quando riferito dal portavoce delle Forze Democratiche Siriane, Mustafa Bali, "l'esercito turco avrebbe sparato sui manifestanti curdi, uccidendoli in pieno giorno, davanti agli occhi del mondo intero".
La Turchia ha descritto le manifestazioni come una "provocazione", sostenendo di aver preso precauzioni per la sicurezza dei civili contro i manifestanti "terroristi".