Governo Conte, il primo atto del CdM: impugnata la legge del Friuli Venezia Giulia sui migranti

Governo Conte, il primo atto del CdM: impugnata la legge del Friuli Venezia Giulia sui migranti
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Di Simona Zecchi
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La delibera approvata su proposta del ministro per gli Affari regionali e le autonomie Francesco Boccia. Tra le motivazioni si legge: "Talune disposizioni in materia di immigrazione appaiono discriminatorie"

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**Il primo atto del Governo Conte 2: l'esame di nove leggi delle Regioni e delle Province Autonome. In primo piano il Friuli Venezia Giulia
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Il Consiglio dei ministri (CdM) del nuovo governo Conte, il primo riunitosi oggi 5 settembre 2019, subito dopo il giuramento, è all'opera e su proposta del ministro per gli Affari regionali e le autonomie Francesco Boccia, ha già deliberato di impugnare una legge del Friuli Venezia Giulia.

La decisione viene resa nota da un comunicato del CdM. Si tratta della legge n. 9 del 08/07/2019, "Disposizioni multisettoriali per esigenze urgenti del territorio regionale", in quanto "numerose disposizioni sono risultate eccedere dalle competenze Statutarie della Regione". Tra le motivazioni si legge che "talune disposizioni in materia di immigrazione appaiono discriminatorie".

Nel comunicato, in particolare, si legge che alcune norme violano la competenza esclusiva statale in materia di tutela dell’ambiente, di cui all’articolo 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione. Inoltre alcune disposizioni in materia di immigrazione appaiono discriminatorie, in contrasto con i principi di cui all’articolo 3 della Costituzione e in violazione della competenza esclusiva statale nella materia di cui all’articolo 117, secondo comma lettera b) della Costituzione; una previsione in materia di strutture di primo intervento sanitario risultano in contrasto con previsioni statali espressione della competenza in materia di livelli essenziali delle prestazioni e costituenti principi fondamentali in materi di tutela della salute, in violazione dell’articolo 117, secondo comma lettera m) e terzo comma della Costituzione; infine altre norme, riguardanti il rapporto di lavoro del personale regionale, invadono la materia dell’ordinamento civile, in violazione dell’articolo 117, secondo comma, lettera l), della Costituzione, ponendosi altresì in contrasto con le disposizioni statali volte a costituire principi generali di coordinamento della finanza pubblica, in violazione dell’art. 117, terzo comma, della Costituzione”.

Immediata la replica del governatore Massimiliano Fedriga, fedelissimo di Matteo Salvini: "È una vergogna assoluta, M5s e Pd hanno già partorito un governo che vuole l’immigrazione selvaggia”. “Tutte le norme impugnate dal Governo sono della mia Regione, sono felice di dare fastidio a questi traditori“, aggiunge Fedriga.

Cosa dice la legge

Le disposizioni in materia di immigrazione a cui fa riferimento il Cdm nel suo comunicato riguardano in particolare gli articoli 22 e 54 comma C della legge regionale**.** Il primo prevede che la Regione sostenga economicamente gli interventi per il rimpatrio degli immigrati colpiti da provvedimenti di espulsione. Inoltre, per finanziare i rimpatri, secondo questa norma devono essere utilizzati i fondi che erano destinati all’inclusione sociale dei migranti derivanti dalla legge regionale del 2015 approvata dalla giunta precedente ancora al governo gialloverde.

L'articolo 117 della Costituzione in effetti demanda allo Stato la competenza dell'ingresso e/o l'espulsione dello straniero, e recita: "La condizione giuridica dello straniero, e quindi tutto ciò che riguarda l’ingresso, il soggiorno, l’allontanamento e l’espulsione, sono materia di competenza esclusiva dello Stato. Le regioni hanno competenze solo per gli aspetti delle politiche sociali e dell’integrazione”. Norma rafforzata tra l'altro dal fatto che per il rimpatrio forzato è necessario un accordo con lo Stato di destinazione che non puo' avocare a sé la Regione.

Il secondo articolo, l’art. 54 comma C, prevede invece che gli incentivi occupazionali regionali “possono essere concessi esclusivamente a fronte di assunzioni, inserimenti o stabilizzazioni occupazionali riguardanti soggetti che, alla data della presentazione della domanda di incentivo, risultino continuativamente residenti sul territorio regionale da almeno cinque anni“. L’articolo 120 della Costituzione entra a gambe teste anche in questo caso, vietando alle Regioni di adottare provvedimenti che ostacolino in qualsiasi modo la libera circolazione delle persone e di limitare il diritto al lavoro in qualunque parte del territorio nazionale.

E, come indicato dal Comunicato sopra riportato, l'impugnazione non riguarda soltanto la parte relativa ai migranti ma coinvolge anche altri temi, come l'ambiente e la sanità.

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