Usa-Cina, interviene la Germania: "Negoziati, non guerra commerciale"

Il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz. (Berlino, 9.5.2019).
Il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz. (Berlino, 9.5.2019). Diritti d'autore REUTERS/Fabrizio Bensch/File Photo
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Di Cristiano Tassinari
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Sulla guerra commerciale Pechino-Washington, surriscaldata dall'etichetta di "paese manipolatore di valuta" affibbiata da Trump alla Cina, interviene il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz: "Un'escalation delle tensioni rischia di danneggiare tutti. Bisogna tornare al tavolo dei negoziati".

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Non ci sarà una lunga guerra commerciale tra Usa e Cina.
Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump respinge al mittente i timori di un'interminabile battaglia commerciale.
E ciò nonostante l'avvertimento di Pechino, secondo cui etichettare la Cina come "paese manipolatore di denaro" potrebbe avere gravi conseguenze.
Già nel 1994, un quarto di secolo fa, la Cina era stata definita "manipolatrice di valuta" dall'allora inquilino della Casa Bianca, Bill Clinton.
la storia, ora, si ripete.

Secondo Trump, lo yuan sia ai minimi storici rispetto al dollaro negli ultimi 11 anni è concorrenza sleale

"Stati Uniti in posizione di forza"

In un tweet Trump, ha dichiarato che gli Stati Uniti sono in una posizione di forza rispetto alla Cina.

"Grandi quantità di denaro dalla Cina e da altre parti del mondo si riversano negli Stati Uniti per ragioni di sicurezza, investimenti e tassi di interesse!"

La Germania non sta più a guardare

Ma la ricaduta di queste tensioni commerciali è avvertita da altri paesi: in particolare dalla Germania.
Da Berlino giunge il monito del ministro delle Finanze Olaf Scholz.

"Un'escalation farà solo danni all'economia globale...
Tutti dovrebbero mantenere un atteggiamento razionale, attenuare la retorica e tornare al tavolo dei negoziati".
Olaf Scholz
ministro delle Finanze Germania

.

E Trump mette nuove tasse alla Cina...

La Germania è tra i paesi che si sentono piu vulnerabili.

Le industrie cinesi, infatti, utilizzano attrezzature e macchinari tedeschi. Un rallentamento in Estremo Oriente potrebbe portare al rischio addirittura di una sospensione degli ordini cinesi in Europa.

Certo non aiuta il fatto che Trump abbia improvvisamente annunciato la scorsa settimana un'ulteriore tariffa del 10% su altri 300 miliardi di dollari di importazioni cinesi, a partire dal 1° settembre.

I negoziati commerciali Tra Washington e Pechino, iniziati a dicembre, mostrano finora ben pochi progressi e risultati.

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