Alla vigilia del 75ennale, le immagini a colori dell'invasione alleata

Alla vigilia del 75ennale, le immagini a colori dell'invasione alleata
Diritti d'autore "George Stevens collection", bibliothèque du Congrès
Di Antonio Michele Storto
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Le suggestive immagini a colori di George Stevens, regista Hollywoodiano che documentò l'invasione alleata, dallo sbarco in Normandia alla scoperta dei campi di concentramento

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Era il 6 giugno del 1944, il cosiddetto D-Day, giorno dello sbarco alleato in Normandia: dall'incrociatore leggero HMS Belfast, il regista hollywoodiano George Stevens Jr - che aveva ricevuto l'incarico direttamente dal futuro presidente, l'allora Capo di stato maggiore Dwight Eisenhower- filmava gli eventi che avrebbero cambiato il corso della 2 guerra mondiale. In seguito, i suoi filmati sulla liberazione della Francia, sulla sanguinosa battaglia delle Ardenne e soprattutto sulla scoperta del campo di concentramento di Dachau, sarebbero entrati nella memoria collettiva, oltre a divenire prove documentali nei processi ai criminali nazisti.

"Nessuno aveva previsto ciò che avrebbero trovato lì - ricorda il figlio di Stevens, George Jr - e naturalmente era straziante la vista di questi prigionieri emaciati, del tifo e della malattia. E i cadaveri accatastati come legno di cordone. E come capo di questa unità, si rese conto che ora le cose erano cambiate. Piuttosto che essere solo un documentatore di eventi, divenne un raccoglitore di prove".

Quarant'anni dopo, fu proprio George Jr - a sua volta regista, produttore e sceneggiatore - a rinvenire in un archivio privato del padre, ormai deceduto, una serie di filmati a colori registrati in quei giorni, che non erano mai stati resi pubblici. A una settimana dal 75esimo anniversario del D-Day, quei documenti - che nel 1994 furono raccolti in un documentario per la televisione - assumono un valore particolare: soprattutto perché, nel frattempo, lo spettro del revisionismo, del razzismo e del filonazismo è tornato ad affacciarsi tanto in Europa che negli Stati Uniti, i cui rapporti reciproci iniziano a mostrare qualche incrinatura.

"In realtà - conclude - credo che l'alleanza con l'Europa sia ancora forte, forse un po' divisa in questo momento ma credo che interessi e scopi comuni ci terranno uniti perché il secondo dopoguerra ci ha dato questo straordinario risultato e sono convinto che ci servirà ancora a lungo nel futuro".

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