Samos: il buco nero d'Europa

Samos: il buco nero d'Europa
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Di Valérie Gauriat
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Reportage dell'inviata di "Insiders", Valerie Gauriat, sull'isola greca di Samos. Tra l'inferno del campo profughi e le proteste dei residenti

In vista delle elezioni europee, l'immigrazione resta un tema che divide l’opinione pubblica. Siamo venuti sull'isola greca di Samos per scoprire se questo è vero o no.

Samos dista meno di 2 km dalle coste turche. Accanto ai suoi splendidi paesaggi, ecco una realtà diversa. All'interno del campo, pensato per ospitare circa 650 persone, ormai sono ammassati quasi 4.000 migranti. In base all'accordo tra Unione europea e Turchia del 2016, l'ingresso nel paese è vietato fino a quando non viene accettata la domanda di asilo. Una procedura che può richiedere mesi o anni. Solo le persone con problemi fisici o di salute hanno la possibilità di essere trasferiti più rapidamente sulla terraferma.

Manolis e Vasilika sono marito e moglie. Negli ultimi anni hanno vissuto nella loro abitazione estiva che hanno costruito sull'isola. Attorno il campo profughi che sta ormai esplodendo. Ci sono richiedenti asilo, migranti bloccati per mesi. Il tutto in condizioni al limite dell'umanità.

Una situazione esplosiva. Le tensioni con la popolazione, che già ha manifestato e scioperato, rischiano di degenerare, come ci racconta lo stesso Manolis Mantas: "Stiamo attraversando una situazione molto brutta, così come quelle persone ... è molto difficile per noi, sono costretti a fare i loro bisogni all’aperto, qui intorno. E’ la disperazione, c'è il caos dal punto di vista sanitario; hanno distrutto la nostra recinzione più volte, io ho una piccola pensione ed è con questo reddito faccio fatica a mantenere questo posto."

La coppia, che vive con una pensione minima, cerca di dare una mano ai rifugiati, cucinando loro qualcosa. Un gesto che non piace a molti altri abitanti. "All'inizio tutti hanno dato una mano, quasi tutti ... Ma poi sono arrivati sempre più migranti, e tra loro c'erano anche criminali, ora la gente ha paura". "Se l'Europa crede nell'ideale di uguaglianza tra gli stati, deve assolutamente affrontare questo problema. Non deve lasciare che la Grecia diventi un grande campo di anime perdute, dove le persone vivono in condizioni disperate, proprio come noi", prosegue la coppia.

"Tra i profughi di Samosm, dove la speranza è un ricordo"

Intorno al campo è l'inferno. Il Direttore del centro rifiuta qualsiasi intervista con i media. La nostra presenza all'interno è consentita solo per un'ora; e lontano dalle abitazioni fatiscenti. Mohamed ci porta a fare un giro di ricognizione, mostrandoci una situazione drammatica. Lui è siriano. E’ sbarcato sull'isola dieci mesi fa: "Come vedete questa è una giungla, spazzatura ovunque, nessuno pulisci qui, viviamo all’aperto. Abbiamo i topi qui. A volte vediamo anche serpenti. Come noterete manca l’acqua, non ci sono bagni. Fa molto freddo in inverno e in estate fa caldissimo. È davvero molto difficile vivere qui.”

Qui c'è chi ha fatto richiesta di asilo sei mesi fa ma gli è stato detto che il colloquio principale è fissato per il 2021. In poche parole quello che doveva essere l'El Dorado è diventato un incubo. A dare una mano a questi migranti ci pensa un centro comunitario per rifugiati gestito da "Samos Volunteers", una delle ONG che aiuta i migranti sull'isola. L’organizzazione offre aiuti, consulenza legale e corsi di lingua. Grazie a un team di una trentina di volontari provenienti da tutto il mondo.

Una tensione che si respira anche a Vathi, la capitale dell'isola, dove vivono circa 5.000 abitanti. La presenza del campo profughi a poche decine di metri dal centro fa discutere parecchio. Molti commercianti e gestori di locali dell'isola di Samos di lamentano del fatto che quando si viene a sapere che circa 4000-5000 rifugiati, provenienti da 51 paesi diversi, vivono in città, molta gente non vuole più venire qui per visitare l’isola. "Preferiscono andare altrove, piuttosto che venire qui a Samos. Tutti gli abitanti del posto hanno dato prova della loro umanità .. Negli ultimi 5 anni abbiamo aiutato molto queste persone che sono arrivate sulla nostra isola. Ma è passato molto tempo. Cinque anni sono troppi, e penso che ora qualcosa debba cambiare”, ci fa notare Manolis. Senza contare atti di vandalismo, furti e razzie, dicono alcuni gestori di bar e ristoranti.

Proteste a Samos: tra richieste dei cittadini e denunce dei migranti

Lo scorso aprile centinaia di persone, provenienti da tutta Samos, sono scese in piazza per protestare durante la visita del ministro incaricato dell'immigrazione. Tutti chiedevano la chiusura dell'hotspot. E da allora la rabbia non si è mai placata. Poco tempo fa, le associazioni di genitori non hanno mandato, per diversi giorni, i loro figli a scuola, per protestare contro la presenza di bambini rifugiati negli istituti pubblici. Sonia Paschalaki, è membro dell'Associazione genitori d Samos: "I nostri figli, negli ultimi anni, stanno vedendo cose che non sono davvero insolite per loro. Non siamo mai stati abituati a vedere bambini feriti che camminano senza scarpe lungo la strada. Non siamo mai stati abituati a vedere bimbi che escono dai bidoni della spazzatura. Molte di queste madri spesso vengono accusate di xenofobia. Ma loro insistono che non hanno nulla contro i migranti. Alcuni giorni prima di Pasqua, hanno perfino preparato regali per i bambini rifugiati."

I bambini del campo vengono a scuola quando i loro compagni greci se ne sono andati, entrando da un ingresso secondario. In attesa che venga deciso il loro destino, l'integrazione dei rifugiati nella società di Samos diventa sempre più complicata. Ai rifugiati non è permesso entrare in molti negozi della città. Sull'isola c'è però un bar aperto a tutti. Si chiama "Colori e Profumi". A gestirlo Abed. Un rifugiato siriano che nel suo paese faceva il designer. Ha aperto questo locale un anno fa, insieme a una socia greca Ioanna. Ci raccontano la loro storia: "All'inizio avevamo alcuni clienti greci, ma non di Samos. Nessuno ci ha mai supportato. Una volta terminata la stagione estiva, i nostri unici clienti sono i rifugiati. Molte persone del posto quando passano vicino al caffè, girano la testa, guardano i profughi con aria sospetta, come se stessero facendo qualcosa di male. Questo mi rattrista parecchio. E’ molto triste.” Qualche settimana fa, Ioanna e Abed hanno deciso di mettere in vendita il locale. E lasciare Samos.

Quale futuro per questi migranti e per i residenti?

Intanto il governo greco ha promesso di chiudere presto il centro per rifugiati di Vathi e di aprirne uno nuovo e più grande, a pochi chilometri dalla capitale, a Mytilinioi. L'argomento ha subito infiammato il villaggio. Il Presidente della comunità George Eleftheroglou: "Quando ho detto che non volevamo un secondo centro per i migranti nella nostra zona, alcune persone mi hanno minacciato. Leggete qui: “state calmi”. Il che significa che mi massacreranno, questo dimostra che la gente è divisa.”

Per molti abitanti dell'isola il concetto è chiaro: "l'Europa ha chiuso i suoi confini, e la Grecia ha pagato il prezzo", ci dicono in coro alcuni abitanti.

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