Il puzzle dei gilet gialli: più welfare e meno tasse

Nel 2015 Parigi ha ospitato la conferenza sul clima, COP21, in cui è stato raggiunto un accordo fondamentale per combattere il riscaldamento climatico.
Ora la stessa città si trova a subire l'ira di tanti chiamati a pagare per proteggere l'ambiente, cioè i semplici cittadini, anche se la tassa sui carburanti, cancellata dal governo dopo le proteste, è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso del malcontento, già pieno per i tagli al welfare che colpiscono la classe media e l'abolizione della tassa sulla fortuna.
In un Paese scisso tra città e campagna chi paga di più è chi è fuori dai centri urbani; là dove i servizi sono generalmente più scarsi, là dove si è costretti ogni giorno a prendere l'auto, magari per raggiungere il posto di lavoro.
L'argomento del governo, imporre la tassa per incentivare comportamenti più rispettosi dell'ambiente non incontra consensi dove non c'è un'alternativa nei trasporti anche visto che il prezzo del carburante è già salito: per il diesel del 16% solo quest'anno raggiungendo una media di un 1,4 euro negli ultimi tempi.
Ma le rivendicazioni dei gilet gialli sono molte altre: riduzione all'1% dell'Iva sui prodotti alimentari, tetti per le multe e revisione dei limiti di velocità, il taglio degli stipendi dei politici, pensioni mai più basse di 1200 euro.
D'altronde la Francia è il Paese dove si pagano più tasse tra le 34 Nazioni dell'OCSE; l'anno scorso la tassazione complessiva è stata pari al 46,2 % del PIL mentre l'Italia è sesta con il 42,4%.
Intanto il presidente francese Emmanuel Macron ha perso cinque punti di popolarità in un mese, crollando al 21% di consenso, il livello più basso dalla suo arrivo all'Eliseo nel maggio 2017, secondo un sondaggio di Le Figaro.