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TAP, il gasdotto che imbarazza il M5S si farà

TAP, il gasdotto che imbarazza il M5S si farà
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Di Gioia Salvatori
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Se l'Italia ferma l'opera rischia di pagare oltre 20 miliardi di risarcimenti agli investitori. L'inevitabile passo indietro dei pentastellati su un loro cavallo di battaglia, il contrasto del TAP

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Un'opera controversa, un gasdotto già completato all'80% e che, ormai si sa, arriverà a termine. Approderà in Puglia, a San Foca e porterà in Italia 10 miliardi di metri cubi di gas azero ogni anno, il fabbisogno di 7 milioni di famiglie

Il Movimento 5 stelle ha dovuto tradire le promesse elettorali, cedere di fronte al rischio che Roma dovesse pagare circa 30 miliardi di risarcimenti e infine dire sì al TAP. 

Cos'è il TAP

Un'opera monster: 878 km di gasdotto, di fatto la prosecuzione di un'infrastruttura già esistente, il TANAP, che corre dal Mar Caspio ai confini tra Grecia e Turchia, a Kipoi.

Attraverserà il mare Adriatico e il sito di stoccaggio sarà in Puglia. 

L'opera, finanziata anche con fondi europei, essenzialmente nasce per differenziare le fonti di approvvigionamento, leggi emanciparsi dal gas russo e algerino, ma ha molti detrattori. 

Tra questi diversi sindaci locali e il Movimento 5 stelle che ora afferma con il ministro per il sud Barbara Lezzi: "è un grande dolore ma è impossibile fermare l'opera".

TAP, le ragioni del no

Le ragioni del no sono diverse: costruire il TAP non servirà a rilanciare l’economia, anzi; è un'opera inutile perché i consumi di gas diminuiranno; è un'opera che mette a rischio il paesaggio marino, le coltivazioni di ulivi e il turismo nella zona. 

Contestazioni accolte in qualche modo dal presidente della regione puglia Michele Emiliano che chiede di spostare più a nord l'approdo. Ma ormai le navi sono già all'opera nell'adriatico pronte a immergere i tubi al largo della costa albanese. E nessuno le fermerà.

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