Nonostante le pressioni interne e l'aspra contestazione da parte delle istituzioni di Bruxelles, la Polonia sfida la Unione europea e prosegue con il completamento della controversa revisione del sistema giudiziario del Paese. Il Presidente Duda, ha nominato 27 nuovi giudici.
Nonostante le pressioni interne e l'aspra contestazione da parte delle istituzioni di Bruxelles, la Polonia sfida la Unione europea e prosegue con il completamento della controversa revisione del sistema giudiziario del Paese.
Il Presidente, Ansdrej Duda, ha nominato oggi 27 nuovi giudici della Corte Suprema a Varsavia, mossa tempestiva conclusa prima del 'blocco Ue' derivante della sentenza che le autorità polacche aspettano dalla Corte di Giustizia dell'Ue per le azioni già avviate negli ultimi mesi.
La Commissione europea lo considera una 'minaccia sistemica' dello Stato di diritto che mette “a rischio l’indipendenza dei magistrati”, in quanto lede il principio della separazione dei poteri, con ripercussioni sull'irremovibilità dei giudici.
La Commissione europea aveva già risposto aprendo procedure di infrazione verso le nuove misure delle autorità polacche competenti e deferendo il caso alla Corte di Giustizia della Ue. Sollecita una procedura accelerata per ottenere una sentenza definitiva in tempi brevi.
Bruxelles chiede anche di ordinare provvedimenti provvisori per ripristinare la Corte suprema polacca alla situazione antecedente la data di adozione delle nuove leggi contestate.
La Corte di giustizia europea annuncera' a breve se sospenderà o meno le riforme polacche in attesa di una sentenza definitiva sulla loro legalità.