Domenica si è votato per rinnavore gli organi centrali e regionali, i candidati dei partiti nazionalisti sono in netto vantaggio. Dura campagna elettorale, tutta incentrata su temi nazionalistici e identitari
In Bosnia-Erzegovina, dove questa domenica 7 ottobre 2018, si è votato per le elezioni politiche e regionali, i primi dati confermano la vittoria della destra nazionalista.
Milorad Dodik è in vantaggio come membro serbo della presidenza tripartita bosniaca.
Dodik, presidente uscente della Republika Srpska (Rs), l'entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina, è un fedele alleato di Mosca ed è favorevole a una forte autonomia della entità serba, che potrebbe portare anche alla secessione. L'avversario Mladen Ivanic si è fermato al 41%.
Anche Sefik Dzaferovic, candidato del principale partito bosniaco, la formazione conservatrice Sda, ha rivendicato la vittoria e a scrutinio non ancora concluso, ha ottenuto quasi il 38% dei voti.
Anche Dzaferovic ha condotto una campagna elettorale dai toni nazionalistici e identiari.
Per i croati, invece la linea nazionalista non ha pagato, il socialdemocratico Zeljko Komsic è in testa con il 49,47% dei voti.
La presidenza tripartita del Paese, formato da due entità la Federazione croato-musulmana e la Repubblica Srpska (La Repubblica Serba di Bosnia), è stata decisa in base agli Accordi di pace di Dayton che misero fine al conflitto del 1992 - 1995 e rispetta la divisione etnica del Paese.
La presidenza collegiale guida la politica estera e la difesa. La formazione di un governo centrale non è così scontata, seguiranno settimane di negoziati, perché anche l'esecutivo deve contare i rappresentanti delle tre etnie.
A 25 anni dalla fine della conflitto civile, il salario medio è di 430 euro e il 20% dei cittadini è disoccupato.