Guerra commerciale globale dietro l'angolo, Trump annuncia i dazi

Guerra commerciale globale dietro l'angolo, Trump annuncia i dazi
Di Cinzia Rizzi
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Il Presidente Usa annuncia l'applicazione dei dazi dalla mezzanotte per Ue, Canada e Messico

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Scattano i dazi USA sull'importazione dei metalli e l'Unione Europea reagisce

Arriva come uno schiaffo in faccia la decisione del presidente Donald Trump di applicare anche all'Unione europea le tariffe sulle importazioni di acciaio e alluminio.  Un duro colpo che potrebbe compromettere industria l'siderurgica europea. 

La notizia ha colto di sopresa Jean-Claude Juncker, che durante un discorso giovedi ha affermato "non me l'aspettavo". In un comunicato stampa ha poi definito le tariffe come "protezionismo, puro e semplice". "Questi dazi unilaterali Usa sono ingiustificati - si legge nel comunicato- e contro le regole del Wto". E soprattutto, ha ricordato il presidente della Commissione, "l'Ue non è la fonte del problema della sovraccapacità nel settore siderurgico ma al contrario ne è ugualmente vittima". Ora invece, "prendendo di mira chi non è responsabile per la sovraccapacità, gli Usa stanno facendo il gioco dei responsabili del problema", ha sottolineato.

Dal canto suo il commissario europeo per il commercio, Cecilia Malmostrom, ha aggiunto: "Questo non è il modo in cui facciamo affari".

In un tweet, il leader del gruppo conservatore al parlamento europeo,  Manfred Weber, ha dichiarato:

"Non accetteremo questa decisione deplorevole senza reagire".

Questo significa che l'Unione europea potrebbe applicare dei dazi sulle importazioni americane, creando incertezza per le imprese di entrambe le sponde dell'Atlantico. Axel Eggert, direttore generale dell'associazione europea per l'acciaio lancia un monito: "Dobbiamo prendere misure che tutelino l'UE, siamo alla porta di una guerra commerciale. Dobbiamo continuare con i negoziati con gli Stati Uniti, che devono essere fatti a livello politico. E' importante perché anche la Commissione europea sta pianificando altre misure di ritorsione, mentre si tratta di mettere in atto salvaguardie ".

L'industria dell'acciaio è un grande business nell'UE: impiega direttamente 320.000 persone, producendo 170 milioni di tonnellate di acciaio ogni anno, in più di 500 siti di produzione.

Gli Stati Uniti sono la seconda più grande destinazione di esportazione dopo la Turchia, con 4,9 milioni di tonnellate di acciaio transitate ll'anno scorso.

A seguito della decisione di Trump Bruxelles potrebbe reagire con tre linee d'azione: tariffe doganali su molti prodotti simbolo americani, dai jeans Levi's alle moto Harley Davidson sino al whiskey Bourbon e al burro di arachidi. Poi misure di controbilanciamento sui prodotti di acciaio e alluminio importati in Ue, se ci sarà una variazione significativa dei flussi commerciali verso l'Europa. E infine il caso sarà portato davanti al Wto. "Difenderemo gli interessi dell'Ue, nel pieno rispetto del diritto commerciale internazionale", ha assicurato Juncker.

Ma la minaccia piu grande è la sovracapacità mondiale di acciaio dovuto alla produzione Cinese a basso costo grazie a sussidi e dumping.

Peter Chase, del The Marshall tedesco degli Stati Uniti ritiene che la strategia seguita dal presidente americano sia contraria agli interessi degli Stati Uniti.

"C'è una questione molto più ampia, di cui Washington è consapevole e che è la necessità di affrontare le distorsioni nell'economia cinese. Se gli Stati Uniti vogliono affrontare questo problema, dovranno allora avere l'Europa come alleata. Mettersi a litigare con ll'Unione europea in un momento in cui c'è un problema molto più grande è tatticamente sbagliata".

Lo scorso marzo, il Presidente americano aveva annunciato tariffe del 25% sull'acciaio importato negli Usa e del 10% sull'alluminio, per motivi di sicurezza nazionale. L'Ue aveva quindi minacciato di imporre a sua volta dazi su prodotti a stelle strisce, tra i quali jeans e burro di arachidi. Trump però aveva tenuto aperto uno spiraglio, concedendo un'esenzione temporanea per negoziare. Ma, a quanto pare, i negoziati non sono andati a buon fine.

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