Babchenko: la Procura nega legami tra il sospetto organizzatore e il controspionaggio

Babchenko: la Procura nega legami tra il sospetto organizzatore e il controspionaggio
Di Simona Zecchi
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Un Procuratore ucraino ha confutato la dichiarazione di Boris Hermann, sospettato di aver organizzato l'assassinio del giornalista russo Arkady Babchenko a Kiev

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Il Procuratore ucraino, Ruslan Kravchenko, ha negato la veridicità delle dichiarazioni di Boris Hermann, secondo cui avrebbe collaborato con il servizio di controspionaggio ucraino.

Herman, arrestato giovedì, è sospettato di aver organizzato l'assassinio del giornalista russo Arkady Babchenko a Kiev.

"Le informazioni in nostro possesso confermano l'infondatezza di questa informazione", ha dichiarato il Procuratore, il quale ha sottolineato come lo stesso Hermann non sia un agente del servizio di sicurezza dell'Ucraina o del controspionaggio.

Arkady Babchenko, giornalista russo, dice:

"Mi si chiede se posso provare che si è trattato di una provocazione dei servizi speciali ucraini, ma non ho questa prova, non so, ho creduto ai servizi di sicurezza e ce l'abbiamo fatta, è l'unica cosa che conta: il mio compito era di rimanere vivo e difendere la mia famiglia, è l'unica cosa a cui ho pensato, lì per lì, anche se poi alla fine ho pensato anche alla deontologia professionale, per essere onesti".

Il Pubblico Ministero ha riferito di avere prove che Herman ha pagato più di 15.000 dollari per far uccidere Babchenko.

Le autorità ucraine accusano la Russia di destabilizzare il Paese attraverso una serie di omicidi mirati, ma il Cremlino ha definito le accuse di coinvolgimento come "l'apice del cinismo".

Tre buchi nella schiena e una pozza di sangue sul pavimento di casa, nonché la conferma ufficiale della Polizia e del Governo ucraini: queste le modalità del finto omicidio che hanno sollevato questioni diverse di etica giornalistica e di opportunità politica, al netto del sollievo di tutti per Babchenko che si è scoperto essere vivo.

Le ambiguità delle istituzioni ucraine non sono state da meno: "Bisogna indagare su chi c'è dietro a tutto questo", aveva infatti riferito all'ONU il Ministro degli Esteri ucraino, Pavlov Kimklin.

Anche il ruolo del giornalista, che ha comunque subìto vere minacce al suo lavoro e alla sua vita, è stato messo molto in discussione.

Resta la domanda: è giusto o no in questi casi fingerne la morte?

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