In vista del voto, il partito di governo Fidesz ha giocato la carta della campagna dell'odio. La costruzione della propria identità, cioè, intorno a quella degli avversari di turno: migranti, istituzioni europee... La retorica sembra far presa, ma se la bomba esplodess in mano al premier Orban?
Dimmi chi è il tuo nemico e ti dirò chi sei
La strategia è vecchia come il mondo. Rispolverando echi da guerra fredda, in vista del voto il partito di governo Fidesz ha costruito la sua campagna (e la sua identità) intorno all'identificazione a alla demonizzazione dell'avversario di turno. I migranti, George Soros, oppure ancora le Nazioni Unite e l'Unione Europea.
L'Ungheria e la "sindrome del nemico"
L'odio che contagia l'opinione pubblica (e lo sbigottimento occidentale)
Uno dei giovani che si offre alle nostre telecamere per le vie di Budapest parla di "atmosfera d'odio" diretta in particolare contro gruppi come i migranti, ma che sta contagiando il complesso della società e dell'opinione pubblica. Un'altra studentessa si fa portavoce dello sbigottimento occidentale: "Alcuni dei miei amici di altri paesi - ci dice - non riescono a capire come e perché l'Ungheria si trovi a vivere una situazione simile".
Orban è un "vero eroe" o un populista qualunque?
La retorica di governo funziona. Ma rischia di giovare all'estrema destra
Tra gli avversari designati dal partito di governo, sembra tuttavia che la retorica anti-europea abbia mancato il bersaglio. Tra i 60 ungheresi su 100 che a un recente sondaggio hanno manifestato il loro sostegno a Bruxelles, anche una giovane studentessa di legge, che parla di "urgente bisogno di un cambiamento delle politiche". "Fidesz vincerà - ci dice uno studente di medicina -, questo è certo. Il vero interrogativo è sui numeri di cui disporrà e se altri partiti saranno in grado di impensierirlo". Tra i principali interrogativi se l'incendiaria retorica di Fidesz non rischi di sfuggirgli di mano, mettendo le ali al partito di estrema destra Jobbik.