All'Opéra di Monte Carlo il virtuosismo di Juan Diego Flórez
Jaques Offenbach non ha mai completato "I racconti di Hoffmann". Morì prima di terminare la strumentazione. Il capolavoro è tra le opere più modificate della storia. Nella messa in scena all'Opéra di Monte Carlo la regia e l'interpretazione hanno un tono più familiare.
"Questo teatro ha una storia legata a Hoffmann, fu qui che venne riarrangiata l'ultima versione dell'atto veneziano e l'impresario del teatro componeva compose il settetto che è sempre rimasto presente nell'opera, in questo atto veneziano", dice Juan Diego Flórez
"L'atto di Venezia, quello di Giulietta, non è mai stato presentato in una prima per la mancanza di spartiti. Raoul Gunsbourg, il geniale direttore dell'opera di Monte-Carlo, ha deciso che un compositore francese avrebbe dovuto scrivere la musica che mancava, lui ha composto alcune parti, e il famoso settetto che non fu composto da Offenbach; questo significa che si può saltare l'atto di Venezia? Assolutamento no.", fa notare Jean-Louis Grinda, direttore dell'Opéra di Monte Carlo. "L'atto di Venezia è un atto di riflessione in cui Hoffmann perde la propria visione, il che significa che si sta perdendo nel suo dramma interiore ma è proprio questo che lo renderà migliore perché da questo momento in poi la sua vita d'artista si ribalterà."
"Questo teatro è speciale perché è piccolo, è un gioiello, è un capolavoro architettonico, si chiama Teatro Garnier. Per i cantanti che si esibiscono qui è tutto meraviglioso perché sentiamo cosa le nostre voci stanno trasmettendo. Sentiamo che tutti ci sentono, non dobbiamo forzare. È un grande teatro per la voce", aggiunge il tenore.