Dopo i raid aerei e i bombardamenti d'artiglieria, forze speciali turche e ribelli siriani sarebbero penetrati per almeno 5 km in territorio curdo-siriano.
Dopo i raid aerei e i bombardamenti d'artiglieria, l'esercito turco ha dato inizio alla seconda fase dell'operazione pittorescamente denominata "Ramoscello d'ulivo".
Da questa mattina, le truppe speciali di Ankara e i ribelli siriani addestrati dalla Turchia sarebbero penetrati per almeno cinque chilometri in territorio siriano, avanzando rispettivamente da nord e nord est, in quella che appare come una manovra a tenaglia: l'obiettivo è stabilire una zona cuscinetto profonda 30 km, che separi la turchia dai territori sotto il controllo dei curdi del Pyd, fortemente avversati da Ankara per via della loro vicinanza, ideologica e strategica, ai guerriglieri del Pkk turco.
Secondo Erdogan, l'obiettivo della missione sarebbe invece il rientro in sicurezza dei milioni di profughi siriani ospitati nelle città turche. "E' vero o no che ci sono tre milioni e mezzo di fratelli siriani nel nostro paese"? ha dichiarato durante un comizio. "Bene, ciò che vogliamo è farli tornare a casa, nella loro terra".
Nel frattempo, però - oltre ai lanci di razzi che dal territorio curdo siriano hanno colpito le città turche di Kilis e Reyhanli - il Presidente rischia di doversela vedere con un forte dissenso interno. Dall'Hdp - il partito filocurdo di Turchia, oggetto di repressione a oltranza negli ultimi due anni - è arrivata la chiamata a scendere in piazza rivolta a tutti coloro che simpatizzano con la causa curda.
Sul punto, Erdogan è stato categorico: "non pensateci nemmeno" ha tuonato. "Ci sarà un enorme prezzo da pagare per chiuque risponderà a questo appello".