Donald Trump Presidente, un anno dopo

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Con i corrispondenti di Euronews proviamo ad analizzare 365 giorni di presidenza-Trump. Ripartendo da quella notte elettorale....

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Esattamente un anno fa Donald Trump vinse le elezioni presidenziali americane.
“Saro’ il presidente di tutti gli americani”: è stata la sua prima promessa.
Il giorno dopo parla anche la sua rivale democratica, l’ex segretario di stato Hillary Clinton.
“Mi congratulo con Donald Trump. Ma sono dispiaciuta che non abbiamo vinto”, disse Hillary Clinton, visibilmente delusa.

Anche I corrispondenti di Euronews Stefan Grobe e Mark Davis erano la’, nella notte di New York, mentre Trump stava festeggiando la sua vittoria.

La corsa alla Casa Bianca è durata 19 mesi ed è stata definita la campagna presidenziale più brutta e sgradevole della storia moderna degli Stati Uniti

“Sembra ancora molto strano, Stefan, ascoltare le parole del presidente Donald Trump”, racconta quel giorno Mark Davis. “Penso che queste elezioni abbiano posto molte domande. Per esempio: cosa sarà dell’ambiente, quando abbiamo un presidente degli Stati Uniti che afferma che il cambiamento climatico è una truffa? E sui diritti umani, quando abbiamo un nuovo presidente americano che in passato ha difeso la tortura dell’acqua praticata nella base di Guantanamo? “ – “E che dire del muro tra gli Stati Uniti e il Messico?”, si domandava il collega Stefan Grobe. “Questa è stata una delle prime promesse della campagna che Donald Trump ha fatto. Lo vedremo davvero? E la discussa legge sulla sanità, l’Obamacare? Trump ha sempre detto che andrà a cancellare l’eredità di Obama fin dal primo giorno “

- “Mi chiedo se Trump il candidato sarà una persona molto diversa da Trump il presidente”, si domandava Mark Davis.

Un anno dopo Stefan Grobe e Mark Davis si ritrovano negli studi televisivi di Euronews, a Bruxelles e a Lione.

- “Beh, Mark…è stata proprio una notte indimenticabile, esattamente un anno fa a New York”, ricorda Stefan Grobe. “Non sei per niente invecchiato, devo dire! Non sono sicuro di me stesso, invece…
Questo è stato un anno incredibile. Ovviamente sto ancora lottando per abituarmi a dire “Presidente Trump”, ma ormai ci siamo abituati a tante cose, nel primo anno della presidenza di Trump, fin dal giorno delle elezioni. Tu cosa ne pensi? Ti viene in mente qualcosa che abbia fatto e che un anno fa ti avrebbe sorpreso?”

“Penso che la maggior parte di noi si stia abituando all’associazione di tre parole insieme: ‘presidente’, ‘Donald’ e ‘Trump’”, risponde Mark Davis. “Forse stiamo avendo ancora un po ‘di difficoltà ad abituarci al suo stile di presidente. Il mezzo di comunicazione preferito di Donald Trump è ancora Twitter. E questo è qualcosa che non abbiamo mai visto prima da parte di un presidente degli Stati Uniti. Ci siamo abituati alle sue prediche quotidiane, ai tweet del mattino che ci danno un’idea dell’umore di Trump quel giorno nell’affrontare un certo argomento. E tu, Stefan?

- Penso che ci stia esaurendo con i suoi tweet e il suo essere sopra le righe. Ora che sono a Bruxelles”, spiega Grobe, “ascolto molti discorsi fiacchi – per usare un eufemismo – tra i leader europei a proposito dell’aministrazione Trump. E la mia sensazione è che in Europa le persone si sono stabilizzate sulla politica dell’aspettare quello che fa lui. Il fatto è che non ci aspettiamo niente da lui per i prossimi tre anni. Lo attendiamo al varco e basta. Non cerchiamo di educarlo. Lui è quello che è e dobbiamo prenderlo cosi com‘è”.

– Sulla scena mondiale non credo che dovremmo essere sorpresi da quello che Donald Trump sta facendo. Ha fatto, anzi, sta tentando di fare quello che ha promesso ai suoi elettori che avrebbe fatto: l’America, prima di tutto e di tutti”, dice Davis. “L’America agisce di testa propria, anzichè cercare di costruire coalizioni e buoni rapporti con gli altri paesi. Si toglie da accordi internazionali, accordi internazionali molto importanti, come il trattato sul nucleare iraniano e come l’accordo di Parigi sul clima”. - “La leadeship americana ha lasciato un vuoto sul panorama internazionale che adesso puo’ essere occupato da altri”, riprende Stefano Grobe, “ma la Cina ha un ruolo molto interessante da svolgere, per esempio, nel cambiamento climatico. La Cina si presenta al mondo come leader nel commercio internazionale, come nuova potenza economica. Sembra strano, ma è cosi!”

- La gente sta paragonando tutto quello che sta accadendo ad un reality show, qualcosa di simile a “House of Cards”, ribatte Mark Davis. “E certamente nei primi 6 mesi, ovunque guardi, vedi la lista delle vittime nell’amministrazione di Trump, Michael Flynn, James Comey, Sean Spicer, Anthony Scaramucci … questo elenco di vittime lo rende forse un po’ più simile a Walking Dead piuttosto che House of Cards”..

- “Mark, vorresti seguire anche la prossima campagna elettorale?”, chiede Stefan Grobe.

- “Certo che mi piacerebbe seguire la campagna elettorale americana del 2020! Soprattutto se Donald Trump ci sarà!”, risponde Mark Davis.
“Penso che Trump – che piaccia o no – è pur sempre un personaggio di cui c‘è tanto da discutere. Non c‘è mai un momento di silenzio con Trump.
Ora quello che penso sarà la chiave delle prossime elezioni: il candidato che i democratici sceglieranno per correre contro di lui. Quello su cui Trump puo’ contare è la sua base. Sappiamo che c‘è una parte dell’elettorato americano che voterà per Trump, non importa quello che fa in questi anni. Sappiamo anche che c‘è – sull’altra spondo politica – una parte significativa dell’elettorato americano che voterà per l’avversario di Donald Trump, non importa chi sia. Ma quello che conta”, conclude Davis, “è che al centro di tutto ci siano le persone, i cittadini, gli americani…”.

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