L'Onu implora le parti per avere una tregua ad Aleppo Est

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Di Andrea Neri Agenzie:  Reuters, Afp, Ansa
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Le strade di Aleppo Est, o quello che ne resta, piene di cadaveri.

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Le strade di Aleppo Est, o quello che ne resta, piene di cadaveri. Sono le immagini che nessuno vorrebbe vedere, la conseguenza dei raid aerei russi da un lato e dell’avanzata dell’esercito siriano dall’altro. I feriti per strada, in una zona in cui non circolano più le ambulanze, distrutte dalle bombe o prive di carburante.

Il Sottosegretario delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari Stephen O’Braian, in collegamento da Londra con il Palazzo di Vetro, ha implorato di rompere l’assedio ad Aleppo Est.

“Per il bene dell’umanità facciamo appello alle parti, imploriamo le parti in causa e tutti coloro che hanno il potere di agire affchè vengano protetti i civili e si dia accesso alle aeree sotto assedio di Aleppo Est prima che diventino un immenso cimitero” ha detto chiedendo un intervento del Consiglio di Sirucezza delle Nazioni Unite. Un Consiglio di Sicurezza bloccato dal diritto di veto della Russia, solida alleata del regime di Bashar Al-Assad.

Alcuni Paesi tra cui Egitto, Spagna e Nuova Zelanda hanno preparato una bozza di risoluzione con la richiesta di 10 giorni di tregua umanitaria per consegnare viveri e dare assistenza medica ai civili che ancora sono bloccati in città. Tra sabato e martedì almeno 25.000 persone sono fuggite, a rischio della propria vita, sotto le bombe e nel pieno della battaglia tra ribelli ed esercito di Damasco.

My briefing to the #UNSC today on #Aleppo and other parts of #Syria. There are no limits or red lines left to cross https://t.co/4qi3ZQzymApic.twitter.com/eyuzUQ9y0U

— Stephen O'Brien (@UNReliefChief) 30 novembre 2016

“As a boy or girl in #Aleppo today where do you find comfort & hope amidst the bombs?” gcappelaere</a> at <a href="https://twitter.com/hashtag/UNSC?src=hash">#UNSC</a> <a href="https://t.co/QfsiAS4WXU">https://t.co/QfsiAS4WXU</a> <a href="https://t.co/aEeGC5PWSo">pic.twitter.com/aEeGC5PWSo</a></p>&mdash; UNICEF (UNICEF) 30 novembre 2016

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