Quello scomodo mucchio di soldi

Quello scomodo mucchio di soldi
Di Debora Gandini
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Quante cose si potrebbero fare con 13 miliardi di euro in tasse non pagate? Eppure il governo irlandese non li vuole da Apple. Teme una fuga di imprese Usa.

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Quante cose potrebbero fare gli irlandesi con 13 miliardi di euro recuperati da Apple per, così dice l’Ue, tasse non pagate. Dublino potrebbe rimettere in piedi lo stato sociale messo a dura prova dalla crisi e dal conseguente bail out. Basti pensare che la spesa annuale per la sanità pubblica è 12,9 miliardi di euro. Inoltre, con la stessa cifra ogni cittadino della repubblica d’Irlanda potrebbe intascarsi 2.830 euro all’anno.

Eppure l’Irlanda quei 13 miliardi non li vorrebbe indietro, tanto che il governo dice di essere pronto a fare appello contro la decisione dell’Unione europea. Per il semplice fatto che la sua economia e la sua ripresa sono alimentate dal suo status di paradiso fiscale di fatto per le multinazionali Usa desiderose di sbarcare nel mercato europeo e farla franca con le tasse sulle imprese.

Hier, #Apple a été condamné par la #Commission à payer 13 milliards d'impôts éludés. Mon papier dans libé <a href="https://t.co/JslJKYhHiR">pic.twitter.com/JslJKYhHiR</a></p>&mdash; Jean Quatremer (quatremer) 31 août 2016

Diamo un’occhiata alle cifre: in Italia Apple pagherebbe poco più del 27 per cento. In francia oltre il 33 per cento e in Irlanda solo il 12,50 per cento, in Germania quasi il 16 per cento e nel Regno Unito il 20.

E le multinazionali americane hanno celato ben 2.119 miliardi di euro nei paradisi fiscali. “C‘è sicuramente dell’altro, e non c‘è dubbio che le società Usa siano i veri obbiettivi perché sono quelle con più denaro. Le aziende americane sono state le più efficaci a fare business in Europa senza pagare troppe tasse, ed ora le condizioni politiche gli impongono di cominciare a pagare le tasse”, sottolinea Euan Rellie, Amministratore Delegato Senior di BDA Partners.

La mossa di Bruxelles potrebbe rivelarsi letale per l’Irlanda, ma non per l’Europa. “Credo che l’Ue calcoli che le grandi imprese tecnologiche abbiano ancora tutto l’interesse a investire in Europa. Detto ciò, se puoi scegliere tra creare una struttura di ricerca e sviluppo in Asia, negli Usa o in Europa, potresti decidere di farlo da qualsiasi parte, ma non in Europa”, prosegue Euan Rellie.

La questione delle riduzioni fiscali sulle imprese è parte della campagna elettorale americana. Le società statunitensi che pagano tasse all’estero hanno diritto a un recupero d’imposta negli Usa, ecco perché a Washington la decisione dell’Unione europea non piace.

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