Sud Sudan, nuove violenze sconvolgono il Paese

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Di Michela Monte
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Un anno dopo la firma dell'accordo di pace, il Sud Sudan è nuovamente sconvolto dalle violenze.

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Un anno dopo la firma dell’accordo di pace, il Sud Sudan è nuovamente sconvolto dalle violenze. Due le fazioni che si combattono: da una parte le forze leali al presidente Salvaa Kiir, dall’altra i fedeli al vicepresidente Riek Machar. Due rivali che si sono uniti da qualche mese dando vita ad un fragile governo di unità nazionale.

L’accordo di pace non ha mai veramente fatto cessare le tensioni. Un mese fa la situazione è nuovamente precipitata nella capitale Juba, teatro di combattimenti ferocissimi tra le opposte fazioni. Nuovi scontri negli ultimi giorni hanno causato oltre 300 morti.

Il timore è che le violenze riprendano facendo ripiombare il Paese nella guerra civile, iniziata a dicembre 2013, fomentata da rivalità etniche e lotte di potere.

Il presidente Salva Kiir aveva accusato Riek Machar di avere fomentato il colpo di Stato, favorendo lo scontro tra le due principali etnie del Paese. Uno scontro che ha causato decine di migliaia di morti e circa 2 milioni e mezzo di sfollati.

La stragrande maggioranza è fuggita in Etiopia. Nella regione di Gambela vicino alla frontiera, che ha accolto circa 270 mila sud-sudanesi.

Altri sono scappati in Uganda, che conta oggi 52 mila rifugiati. Il loro numero è raddoppiato dopo le violenze del mese scorso. In Kenya e Sudan è stata registrata la stessa tendenza.

In totale secondo l’Onu, circa 60 mila persone hanno lasciato il Sud Sudan, dopo le ultime violenze, numeri che portano a circa 900 mila il numero totale dei rifugiati dal 2013.

Indipendente dal 2011, dopo oltre 20 anni di conflitto, questa giovane nazione detiene già un triste primato è tra i Paesi con il più alto numero di sfollati causati dalla guerra.

La scorsa settimana l’Onu ha autorizzato l’impiego di circa 4 mila Caschi blu supplementari, per dare man forte ai 13500 soldati già sul posto e aspramente criticati per la loro incapacità di fermare le violenze che stanno dilaniando il Paese.

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