Essere madre e profuga in Giordania

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Sono oltre 657 mila i rifugiati regolarmente registrati in Giordania, principalmente siriani.

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Sono oltre 657 mila i rifugiati regolarmente registrati in Giordania, principalmente siriani.
Circa 165 mila sono donne in età fertile di cui mediamente 16.500 sono in gravidanza.
A livello globale il 60 per cento delle morti pre e post parto avviene in contesti umanitari, fuggendo da guerre e catastrofi naturali (Fonte: Oms).

Zataari è il campo di rifugiati più grande della Giordania. È stato aperto nel 2012 per accogliere i siriani in fuga dalla guerra. Oggi ospita 81 mila persone. Tra loro ci sono mediamente 2 mila donne in gravidanza. Etemad è una di loro. Viene da Deraa, in Syria, a una decina di chilometri dal confine giordano. Ha 29 anni ed è al quarto mese. Riassume così la sua esperienza: “Questa è la mia quinta gravidanza. I miei bambini stanno bene. Ho avuto qui gli ultimi due. Penso che se avessi avuto l’ultimo in Siria, sarebbe morto, considerando la situazione attuale”.

Etemad ha una gravidanza a rischio, avendo avuto complicazioni durante quella precedente. È seguita nella clinica dell’Unfpa, il Fondo per le Popolazioni delle Nazioni Unite, gestita dalla Ong Giordana Health Aid Society. La responsabile, Rima Diab, spiega: “Abbiamo circa 100-120 pazienti al giorno. Tra loro 70-80 sono donne incinte. Nei primi tre mesi le visitiamo mensilmente. Nel secondo trimestre ogni due settimane e dopo la trentaseiesima settimana le controlliamo settimanalmente fino al parto”.

La clinica è stata aperta nel 2013. Fa parte di vari centri Unfpa finanziati dall’Unione europea. La struttura oggi è in grado di assistere quattro partorienti contemporaneamente. Qui il lavoro non si ferma mai. In tre anni sono nati più di 5.500 bambini.

Il coordinatore umanitario Shible Sahbani ci informa: “Abbiamo una media di 10 nascite al giorno nel campo. Solitamente otto sono naturali e due hanno bisogno di un cesareo, le partorienti vengono quindi trasferite all’ospedale marocchino”.

La nostra corrispondente Monica Pinna ha assistito all’ennesima nascita. Per la precisione, dice, “Questo è il 5.676° bimbo nato a Zataari dall’apertura della clinica. Qui il tasso di natalità è superiore al resto della Giordania e il tasso di mortalità è uguale a zero”.

Il piccolo Ward è stato il primo bimbo per la madre ventenne, che resterà in osservazione per almeno un giorno. Nelle prime ore dopo la nascita le pazienti vengono formate sull’igiene post-parto, sull’allattamento e anche sulla pianificazione familiare. In particolare si consiglia alle neo mamme di prendere tempo tra una gravidanza e l’altra.

Sahbani svela che “Dopo ogni crisi, dopo guerre e catastrofi naturali le popolazioni hanno la tendenza a mettere al mondo più bambini per compensare le perdite subite”.

Aid Zone - JordanLe donne in fuga dalle guerre sono spesso private di cure sanitarie e costrette a partorire in condizioni pericolose o inadatte. Il sostegno dell’Ufficio europeo per gli Aiuti Umanitari alle cliniche dell’UNFPA fa parte di un intervento più vasto a sostegno dei rifugiati in Giordania. Peter Biro, addetto regionale, ci dice che “Il Dipartimento europeo per gli Aiuti Umanitari è qui in Giordania dall’inizio del conflitto e ha finora stanziato 250 milioni di euro per assistere i rifugiati siriani e le comunità che li hanno accolti”.

Gli chiediamo: “Quanto è importante fornire un ambiente sicuro alle donne nei campi di rifugiati, specialmente quando parliamo donne in gravidanza?”. “In ogni momento a Zataari ci son circa 2 mila donne incinte e 20 mila donne in età fertile, – è la risposta -. Quindi le necessità sono elevate”.

In particolare le donne nei campi profughi sono esposte a traumi, malattie e violenze di genere. I matrimoni forzati e minorili sono in aumento a Zataar,i tanto che il 10-15 per cento delle mamme del campo sono minorenni. Vicino alla clinica c‘è lo “spazio sicuro”, consacrato alle attività ricreative e di supporto per donne e ragazze. Qui le adolescenti seguono attività di prevenzione.

L’educatrice Nadeen Aref Mayyas dice: “Alcune ragazze si sposano tra i 13 e i 15 anni. Usiamo il gioco di ruolo, come a teatro, per sensibilizzare le ragazze contro i matrimoni forzati, cercando di veicolare il messaggio alla famiglia e al resto della società”.

I servizi sanitari per le donne e le neo mamme, il supporto psicologico e le attività culturali fornite dal centro intendono aiutare madri come Etemad a costruire famiglie sane in modo consapevole, pur nella condizione di rifugiate.

.Euronews</a> shooting important story on <a href="https://twitter.com/eu_echo">eu_echo-funded programs assisting #Syria'n women & girls in #Zaatari camp. pic.twitter.com/2IgDVk7h9n

— Peter Biro (@Peter_Biro) 30 giugno 2016

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