Un campo profughi autosufficiente.
Un campo profughi autosufficiente. L’idea è venuta all’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati di fronte all’emergenza rappresentata da 180mila persone fuggite dal Sud Sudan nel nord del Kenya.
Il campo di Kakuma è allo stremo ed è stato reso necessario installare un nuovo centro a Kalobeyei, dove però gli ospiti coltivano la terra.
“Noi non vogliamo restare senza far nulla come le persone di Kakuma – dice Katerina Baka, una donna che partecipa al progetto – Sarò vecchia, ma sono ancora forte e in grado di lavorare per noi. Siamo in grado di badare a noi stessi e sostenere le nostre famiglie.”
Katerina e gli altri rifugiati possono coltivano prodotti, se li scambiano e sostengono le loro famiglie. Ma, soprattutto, danno un senso alla loro permanenza.
“È un’iniziativa pilota e che può renderci autonomi dal punto di vista della disponibilità alimentare – spiega William Erot, responsabile del campo di Kalobeyeie – Gli stessi rifugiati possono produrre autonomamente il loro sostentamento”.
Kalobeyei accoglierà i profughi in arrivo nelle prossime settimane dal Sud Sudan e punta a decongestionare i campi della regione ormai al collasso.
“Everyone buys groceries &mandazi” Shabani. The 1st refugee business #Kalobeyei
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ingutia_edith) June 8, 2016
Community workshop at Kalobeyei, #Kenya forming a development group that will support new #refugee settlement pic.twitter.com/f1D8exB0Tf
— UN-Habitat (@UNHABITAT) July 13, 2016
Sono 930,000 i rifugiati sudsudanesi in fuga a causa del conflitto.L'UNHCR lancia un appello:https://t.co/8MeiIYQgqypic.twitter.com/xUfla5J8Tp
— UNHCR Italia (@UNHCRItalia) August 12, 2016