Spagna al voto il 26 giugno. Felipe VI si arrende allo stallo politico

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Di Diego Giuliani
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Dopo un terzo e infruttuoso giro di consultazioni, il sovrano rinuncia ad affidare l'incarico per la formazione di un governo: "Non ci sono le condizioni"

Il 2 maggio il decreto che scioglierà le camere e convocherà nuove elezioni

La Spagna si arrende allo stallo politico di cui era prigioniera dalle elezioni di dicembre e si prepara a tornare alle urne a giugno. Dopo un terzo e infruttuoso giro di consultazioni con i leader dei principali partiti, Re Felipe Sesto ha dovuto prendere atto dell’insussistenza delle condizioni necessarie e rinunciato ad affidare un nuovo incarico per la formazione del governo.

“In questo momento non esiste un candidato che disponga di un appoggio abbastanza ampio per poter aspirare all’investitura – ha spiegato il presidente del Parlamento Patxi López, facendo eco a un comunicato della Corona -. Non ci resta quindi che attendere il due maggio per il decreto che sancirä lo scioglimento delle camere e la convocazione di nuove elezioni”. La tempistica sancita dall’articolo 99 della Costituzione spagnola prevede che le nuove elezioni abbiano luogo 54 giorni dopo l’entrata in vigore del decreto che sancisce lo scioglimento delle Camere. La data che ne risulta è il 26 giugno, tre giorni appena dopo il referendum sulla Brexit in Regno Unito.

Sanchez, Iglesias e Rajoy: su Twitter è già campagna

Pur confermandosi il primo partito, dal voto del 20 dicembre scorso i Popolari di Rajoy erano usciti ridimensionati e costretti a cercare difficili alleanze. Una via poi rivelatasi impraticabile anche per i socialisti di Pedro Sanchez, che dal canto suo imputa il fallimento allo stesso Rajoy e al leader di Podemos, Pablo Iglesia. I commenti che ha affidato a Twitter hanno già un retrogusto di campagna elettorale.

In campagna elettorale sembra essere anche Podemos, che attraverso Pablo Iglesias lancia già la sfida al “sorpasso” dei Popolari.

Rajoy torna dal canto suo a giocare la carta della continuità e dell’esperienza politica, presentando i Partito Popolare come la forza politica più accreditata a rispondere al bisogno degli spagnoli di un “governo stabile e moderato”.

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