La crisi dei migranti vista dall'Africa

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I Paesi di origine non rimuovono le cause dei viaggi della speranza.

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È successo ancora: potrebbero esserci fino a 500 morti da recuperare sul fondo del Canale di Sicilia.

Nial O’ Reilly

Per parlare della recente tragedia nel Mediterraneo e della questione migranti in generale, siamo in collegamento con Veronica Naqwor Kwabla, vicedirettrice del nostro canale gemello, Africanews.

Naqwor, i dettagli su questo tragico avvenimento stanno ancora emergendo, ma si sa che alcune centinaia di persone sono affogate. Cos’altro puoi dirci?

Veronica Naqwor Kwabla

“Le informazioni che ci giungono sono molto limitate e sono i racconti dei sopravvissuti all’Unhcr, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati. L’Unhcr teme che siano annegate 500 persone. I sopravvissuti provengono da Etiopia, Somalia, Sudan ed Egitto”.

“L’ambasciata somala in Egitto ha affermato che i morti sono almeno 400. Quanto riferiscono i sopravvissuti è ciò che l’Unhcr, sta riportando al momento”.

Nial O’ Reilly

L’Europa sostiene di star incrementando gli sforzi per affrontare la crisi dei migranti e gli stessi Stati africani hanno promesso di fare di più. Ci sono segnali che loe misure contro gli scafisti stiano avendo effetti?

Veronica Naqwor Kwabla

“Dopo aver parlato con alcuni esperti sul campo, parrebbe che i Paesi africani non abbiano fatto molto per fermare questi trafficanti di uomini. Ciò perché non si stanno sforzando di risolvere le situazioni nei loro Paesi. La maggior parte di quei migranti partono a causa di disoccupazione, conflitti e cose del genere”.

“Se ricordi lo scorso anno, quando l’nione Europea ha incontrato alcuni leader africani, promettendo un fondo fiduciario da 1,8 miliardi di euro, i leader africani hanno sollevato alcuni problemi. Alcuni hanno detto che non era abbastanza, alcuni hanno chiesto equo commercio e più investimenti per risolvere la situazione, alcuni non erano contenti che i migranti africani venissero identificati. C’era da accettare che questi migranti venissero riportati nel loro Paese”.

Nial O’ Reilly

Hai parlato dei problemi che queste persone affrontano. Cosa le porta a rischiare tutto, le loro stesse vite, per intraprendere questi viaggi così pericolosi?

Veronica Naqwor Kwabla

“Alcuni di questi sono migranti economici, disoccupati. Alcuni hanno terminato scuole secondarie, università. Alcuni hanno una laurea ma non un lavoro e magari hanno amici che hanno percorso la medesima rotta per l’Europa e mandano soldi alle loro famiglie. Alcune du queste persone sono il sostegno della loro famiglia e devono sfamarla, quindi sono costretti a fare questi viaggi così pericolosi”.

“In altri Paesi come Sudan, Somalia…sai quali sono i problemi…conflitti e violenze. Alcune persone sono costrette a intraprendere tali viaggi perché cercano la tranquillità. Non c‘è una sola motivazione. Sono varie quelle che entrano in gioco. L’obiettivo di questi viaggi è una vita migliore”.

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