A Çeşme, nella Turchia occidentale, gli operai sono ancora al lavoro per predisporre il campo che dovrà accogliere i primi migranti di ritorno
A Çeşme, nella Turchia occidentale, gli operai sono ancora al lavoro per predisporre il campo che dovrà accogliere i primi migranti di ritorno dall’Europa.
Entra in vigore tra poche ore l’accordo tra Unione europea e Turchia, che prevede l’accoglienza in Europa per un rifugiato regolare in cambio del riaccoglimento in Turchia di ogni clandestino.
Per le ONG ci sono ritardi notevoli dalle due parti, anche per il campo di Cesme, dove però uno degli operai si dice sicuro:
“Abbiamo iniziato venerdì. Ci hanno detto che i migranti arriveranno qui dalla Grecia. Vedremo di completarlo per stasera, magari lavoreremo fino a notte per finirlo. Vedete i miei amici al lavoro, continuiamo a lavorare”.
Dall’altra parte, cresce la tensione: non solo perché anche la Grecia fatica a essere pronta per l’inizio dei rimpatri, ma anche perché chi ha rischiato la vita per arrivare in Europa teme di essere rimandato ora indietro.
“Ci sono carenze in entrambi i Paesi – lamenta un portavoce dell’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite – ma in linea generale non ci opponiamo ai rimpatri, se sono persone che non necessitano della protezione internazionale”.
Ritardi non imputabili solo a Grecia e Turchia: dei 2.300 funzionari di Frontex promessi per sovrintendere alle operazioni di rientro, a 24 ore dall’avvio dell’operazione ne erano arrivati solo 200.
E un po’ in tutti i centri scoppiano scontri e molti migranti rallentano le operazioni di identificazione, mentre altri ancora arrivano, come quelli salvati la notte scorsa al largo di Lesbos.