Le chitarre infuocate di Keith Richards e Ronnie Wood che rimbombano nello stadio della Ciudad Deportiva, L’Avana. La voce roca e immortale di Mick
Le chitarre infuocate di Keith Richards e Ronnie Wood che rimbombano nello stadio della Ciudad Deportiva, L’Avana.
La voce roca e immortale di Mick Jagger che graffia l’aria della notte cubana.
È il concerto che seppellisce l’ultimo strascico di guerra fredda di cui le relazioni Cuba-Stati Uniti sono il simbolo anacronistico.
I fun cubani – 500.000 almeno – erano in visibilio, trasportati dalla musica e dall’euforia di un evento unico.
La parola liberata del pubblico:
“Un muro è caduto, un’altra cultura arriva a Cuba, ora siamo uniti, siamo amici” dice Hector.
“Chi l’avrebbe detto che avrei assistito a una cosa del genere, un’esperienza indimenticabile” grida Josie.
“I Rolling Stones sono qui e Cuba sta meglio. Stanotte è una notte magica. Viva Cuba” urlano in coro una coppia di residenti de L’Avana.
La musica ieri sera contava evidentemente più di ogni parola. E ha fatto dimenticare che la fine definitiva dell’embrargo è ancora da venire. Nel frattempo è stata la cultura britannica ad andare in contro a quella cubana, con un concerto che era gratuito per la popolazione.
Thank you Cuba for an incredible, unforgettable show! It was wonderful to see all of you! Photos D Hogan#StonesCubapic.twitter.com/bhM9zCf6gE
— The Rolling Stones (@RollingStones) 26 marzo 2016
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