Le tensioni tra sunniti e sciiti riesplose dopo l’esecuzione dell’imam al-Nimr in Arabia Saudita non possono non avere ripercussioni in Iraq. Diverse
Le tensioni tra sunniti e sciiti riesplose dopo l’esecuzione dell’imam al-Nimr in Arabia Saudita non possono non avere ripercussioni in Iraq.
Diverse moschee sunnite a sud di Baghdad sono state attaccate e un muezzin è stato ucciso.
Il governo iracheno attribuisce la responsabilità all’Isil, ma sembra più probabile che l’attacco sia opera di gruppi sciiti ideologicamente vicini all’Iran.
I leader europei esprimono preoccupazione.
“Vogliamo vedere stabilità in Medio Oriente – afferma il premier britannico David Cameron -. Vogliamo che vi siano buone relazioni tra i diversi Paesi dell’area, anche perché ciò sarà essenziale per risolvere la crisi siriana, che è la fonte di tanti problemi.”
Mentre la rabbia degli iraniani si è riversata contro le sedi diplomatiche saudite, Ryadh, il Bahrein e il Sudan hanno rotto le relazioni con Teheran.
In Europa, vari Paesi tra cui la Germania hanno condannato le esecuzioni in Arabia Saudita e riflettono su possibili contromisure.
“Gli ultimi sviluppi in Arabia Saudita sono allarmanti – dice il portavoce del ministero dell’economia di Berlino, Adrian Toschev – Il governo tedesco si oppone nettamente alla pena di morte. Stiamo valutando la situazione, con particolare riguardo all’esportazione di armi.”
Intanto Mosca offre la sua mediazione tra Iran e Arabia Saudita. Il ministero degli Esteri esorta i due Paesi a mostrare moderazione e ad evitare altri atti che possano aggravare la tensione. La Russia sottolinea che attacchi alle missioni
diplomatiche non possono essere visti in nessun caso come metodi di protesta legittimi.