Nessun cambiamento. La riunione semestrale dei paesi esportatori di petrolio che si è tenuta a Vienna si è conclusa con il mantenimento dello status
Nessun cambiamento. La riunione semestrale dei paesi esportatori di petrolio che si è tenuta a Vienna si è conclusa con il mantenimento dello status quo: la produzione resta a 30 milioni di barili al giorno.
Se il prezzo dovesse scendere ancora, se ne ridiscuterà in occasione della prossima riunione semestrale, il 2 giugno.
Abdullah al-Badri, Segretario Generale Opec:
“Non abbiamo indicato una quota perché intendiamo aprire dei negoziati con i Paesi non Opec, per capire se è possibile raggiungere un accordo collettivo, in modo da riuscire a contribuire in maniera unico al mercato”.
Prima della riunione l’Arabia Saudita, primo produttore del Cartello composto da 12 membri, si era detta pronta a ridurre la sua produzione se lo avessero fatto anche Russia e Stati Uniti.
Voci non controllate che hanno fatto supporre un aumento della produzione da parte dell’Opec, hanno depresso i mercati causando una perdita del 2% del prezzo del barile di Brent, scivolato più volte sotto i 43 dollari. Da giugno 2014 il deprezzamento è pari al 60%.
Ne fanno le spese soprattutto i produttori minori come Venezuela, Algeria e Nigeria. Intanto L’Arabia saudita e i Paesi del golfo non intendono cambiare strategia inondando il mercato per fare lo sgambetto ai concorrenti russi e americani, che hanno costi di produzione più elevati e sono dunque costretti ad alzare i prezzi
Daleen Hassan, euronews:
“Con questa politica l’Opec dà il via ad una nuova era all’insegna della speculazione, il costo del petrolio potrebbe continuare a scendere. Un’ipotesi problematica, secondo gli osservatori, che predicono tempi molto duri per le economie che dipendono quasi esclusivamente dalle esportazioni di petrolio”.